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Carcere di Piacenza, «Problematici turn over e numero di detenuti giovani o con condanna definitiva»

Completate le visite dell’associazione negli istituti di pena della Regione, le Novate tra i pochi non gravati dal sovraffollamento: «Delicata la situazione del comparto sanitario per carenza di infermieri e medici»

(repertorio)

Piacenza tra i pochi istituti penitenziari dell’Emilia-Romagna non gravati da problemi di sovraffollamento, mentre si rilevano come problematici l’elevato turn over e il gran numero di detenuti giovani o con condanna definitiva, insieme alla delicata situazione del comparto sanitario, causa carenza di medici e infermieri.

Elementi contenuti nel report annuale di Antigone Emilia-Romagna, all’esito dell’osservazione delle condizioni di detenzione svolta e relativa alle visite effettuate nel corso del 2023. Elenco che include le case circondariali di Bologna, Ferrara, Modena, Piacenza, Forlì, Ravenna e Rimini, la casa circondariale e di reclusione di Reggio Emilia, la casa di reclusione di Parma, l’Istituto a custodia attenuata e casa di lavoro di Castelfranco Emilia e l’Istituto penale per i minorenni di Bologna.

«L’incremento generale delle persone detenute nell’anno 2023 - da 3407 a 3572, dati ufficiali al 31 dicembre - sfiora il 5%, portando la regione Emilia Romagna a un tasso di sovraffollamento pari al 120%, contro il 117,5% del tasso nazionale medio» sottolinea Antigone, condizione non riscontrata a Piacenza, che si colloca tra le realtà in pari con la capienza prevista o perfino al di sotto di questa soglia, insieme a Reggio Emilia, Castelfranco Emilia.

«Per quanto riguarda gli istituti in Emilia-Romagna, per come emergono dalla nostra osservazione del 2023 - riporta il report - notiamo che l’orientamento di alcune prigioni sta virando verso un irrigidimento delle condizioni di detenzione, come nei casi di Reggio Emilia e Bologna. Nel mentre Piacenza, storicamente un istituto di impostazione restrittiva, mostra alcuni segnali di apertura nei confronti del territorio circostante e significative migliorie dal punto di vista strutturale».

La visita a Piacenza (19 dicembre 2023) - «Al momento della visita - scrive Antigone - la Casa Circondariale di Piacenza ospita 408 detenuti su 416 posti disponibili. Si tratta di uno dei pochi istituti della Regione non gravato da problemi di sovraffollamento, anche se ci viene riferito che la disponibilità di posti determina numerosi trasferimenti in ingresso, in special modo a carattere disciplinare. Problematici l’elevato turn over e il gran numero di detenuti giovani e detenuti con condanna definitiva (326). Nell’istituto è presente una sezione femminile di circuito AS, che al momento della visita ospitava 19 detenute (18 delle quali in AS3 e 1 in AS2) e una sezione (al suo interno sovraffollata) di detenuti “protetti” (sotto processo o condannati per reati di tipo sessuale). Nel carcere di Piacenza è stata applicata la nuova circolare sulla media sicurezza prevedendo, sia per i detenuti comuni che per i protetti, sotto-circuiti a trattamento avanzato e ordinario con degli spazi dedicati al regime ex art. 32 op. Vi sono inoltre delle sezioni dedicate ai dimittendi, ai nuovi giunti e all’isolamento (queste ultime in cattivo stato). Al momento della visita manca l’acqua calda per problemi strutturali che si ripresentano ciclicamente. Delicata la situazione del comparto sanitario per la carenza di infermieri e di medici».

«Inoltre – aggiunge l’osservazione - la chiusura del reparto di osservazione psichiatrica (Rop), nel maggio 2023, ha determinato il taglio delle figure di psichiatri, psicologi ed educatori, con effetti su tutta la popolazione carceraria. Le cinque celle adiacenti all’infermeria, dove si trovava il Rop, al momento della visita risultano comunque utilizzate per ospitare detenuti con particolari problematiche sanitarie o psichiche, oppure ad alto rischio suicidario».

«Continua lo sforzo di collegamento col territorio circostante - conclude l’associazione - per cui sono migliorate le possibilità lavorative e di formazione professionale rispetto al passato. In questo senso è positiva anche la novità rappresentata dall’instaurazione di un “tavolo dimittendi”, che coinvolge, oltre alla Casa circondariale, anche il Garante comunale, la Asl, l’Asp per il Comune, l’Uiepe (Ufficio Interdistrettuale Esecuzione Penale Esterna) e il Clepa (Comitato Locale per l’area dell’esecuzione penale adulti),per favorire i percorsi di uscita dei detenuti con pena residua inferiore a 6 mesi»


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