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Il “basulon” della montagna piacentina: «In alcune frazioni vado per una sola persona»

Il 61enne Gianni Rocca parte da Ozzola (Marsaglia, in Alta Valtrebbia) anche con la neve per servire con il suo supermercato itinerante i comuni più piccoli e spopolati della montagna: è l'antico e prezioso mestiere di "basulon". «Il camion è la mia passione, mi faccio sempre trovare pronto»

Gianni Rocca, imprenditore e commerciante di Ozzola

«Di gente “senza roba” non ne lascio. Il mio è un servizio sociale, per questo sono sempre in movimento. E soffro se qualcuno attende e non mi vede arrivare». Gianni Rocca, 61enne di Ozzola (nel comune di Marsaglia-Cortebrugnatella), è il più conosciuto “basulon” della montagna piacentina. Gira i paesini dell’Appennino con un “supermercato” ambulante che ha di tutto: prodotti alimentari, frutta e verdura, dolci, salumi, vini, prodotti per la casa e quant’altro. Lo incrociamo mentre fa “magazzino” a Ozzola – in Alta Valtrebbia - alla domenica, il giorno meno itinerante della sua settimana, e ci apre le porte di “casa sua”. Si mostra subito disponibile a raccontare il suo particolare mestiere: «I tuoi nonni – si rivolge a chi scrive - mi vendevano le bestie! Altri tempi...».

IL PADRE INIZIO’ SPOSTANDOSI A CAVALLO

Il lavoro di Gianni era già del padre: «conosciuto da tutti con l'appellativo di “Vuston” – racconta lui - mi fa piacere che dopo tanti anni mi chiamino ancora con il suo nome». Era un agricoltore e allevatore, ma dal dopoguerra iniziò a girare a cavallo per vendere alimentari: andava a Metteglia, Castelcanafurone, Brugneto. «Siamo di Ozzola, ma abbiamo maggiormente lavorato nel comune di Ferriere. Andava a Bobbio a rifornirsi presso il magazzino “Mozzi”. Ai tempi con i clienti si faceva tanto scambio merci, funzionava ancora il baratto. Nel genovese volevano soprattutto uova e formaggio». Dopo il cavallo, il primo camion: il “mitico” 1100 Fiat, quello con il “naso”. «Iniziò a spostarsi più lontano, poi comprò il Fiat 615. Iniziai ad aiutarlo alla domenica, accompagnandolo a Castagnola e Cattaragna, in modo da far riposare mia madre che era sempre con lui. Spesso ci dava una mano anche uno zio».

Nel 1976 la famiglia apre un bar a Ozzola. Poi la scomparsa del padre nell’84 costringe Gianni a farsi carico dell’attività di “basùlon”. «Sono ripartito da zero: fu un trauma sia per me che per mio fratello Loredano, che gestisce il ristorante di Ozzola e un’azienda. Da lì sono partito con un servizio completo, che comprende anche vino e salumi. Però mi sono accorto della differenza: prima lavoravo e basta, senza pensare, perché la responsabilità era di mio padre. Da allora è diverso, “i problemi del mestiere” sono tutti per me». Gianni da quel momento allarga il giro: una decina di paesi tra Santo Stefano e Rezzoaglio, con puntate nei pressi di Fontanigorda e Genova a portare un po’ di damigiane. Copre quasi tutto il ferrierese. Dalla “Val Magra” alla “Valle del Sole” alla “Val Lardana”. Si spinge fino a Torrio, Boschi e Salsominore in Valdaveto. «Mi hanno telefonato poco fa da Propata per una commissione, è un comune vicino alla diga del Brugneto, nel genovese. Arrivano richieste da lontano soprattutto per i salumi».

 

«SI LAVORA 7 GIORNI SU 7, IN CERTI PAESI VADO SOLO PER UNA PERSONA»

Il basulon di Ozzola lavora 7 giorni su 7. Vacanze? «Eh, ne ho fatte “poche poche”. Vacanza per me è stare un po’ in casa a riposare». Questo è il periodo dell’anno in cui la montagna è più spopolata: l’inverno. «D’estate c’è più gente e finisco di lavorare a notte fonda, comunque mi muovo tutti i giorni dell’anno». Più volte nel corso della conversazione Gianni sottolinea la parola “rispetto”. «Tutte le cose che mi ordinano per telefono e a voce, poi le faccio. Le donne anziane hanno molto rispetto per me e io per loro: mi hanno visto bambino e quindi si fidano». Questa è la sua clientela, che si ritrova un supermercato sotto casa. «Domani vado a Cattaragna per tre signore anziane. Faccio 3-4 famiglie a Curletti, a Casella una persona, a Colla altre 3-4, a Tornarezza c’è ancora un po’ di gente. A Ciregna d’estate faccio 50 scontrini, d’inverno servo solo due donne, quattro se va bene. D’estate Ciregna, Solaro e Grondone sono invece i paesi con più clienti». Gianni si sposta anche quando c’è la neve. «Cambio camion, prendo un furgone più piccolo e arrivo lo stesso da chi mi ordina i prodotti. Io di gente “senza roba” non ne lascio: svolgo un servizio sociale e questo deve proseguire».

UNA SERIE DI COLPI DI CLACSON: «E’ ARRIVATO “VUSTON”»

Il mestiere è uno dei più tosti, su e giù con un camion tra i paesini di Valtrebbia, Valnure e Valdaveto. «È la mia passione, quella della mia vita. Mi ero diplomato, potevo anche proseguire negli studi, ma mio padre mi chiese di continuare il mestiere. Sono contento di aver sempre fatto questo: il contatto con la gente dà grande soddisfazione, è un contatto umano che nei grandi supermercati si è perso. Le donne raccontano i piccoli e grandi problemi del quotidiano, mi chiedono se posso fare commissioni per loro, come passare in farmacia. E io le aiuto. I clienti si sono comportati sempre bene con me, alcuni mi aspettano nel loro paesino fino a tarda sera». Quando arriva nei paesi ha l’abitudine di suonare il clacson. «Sì, lo faccio perché i residenti non sono obbligati a fare la spesa. Devono solo sapere che ci sono, che sono arrivato in paese. E non mi offendo se prendono le cose al supermercato. Io faccio il mio: cerco di stare al pari della concorrenza di un vero supermercato; mi procuro tanti prodotti e così, faccio anche tanti scarti. Il magazzino viene “aggiornato” sempre. Perché se chiamano, devo essere pronto ad esaudire le richieste. Ecco, un ambulante in città lavora diversamente, fa meno magazzino, la maggior parte della roba gliela comprano».  

 

«SOFFRO SE LA GENTE MI ASPETTA E SE NON LAVORO MI MANCA IL CAMION»

Verrebbe da chiedere: ma chi glielo fa fare? «Me l’hanno chiesto in tanti – risponde con un sorriso. Ho avuto qualche problema di salute, però questa è la mia passione. Se sto a casa due giorni perché non sto bene, sto ancora più male. Perché penso alla gente che mi aspetta, soffro e mi faccio molti problemi. Ho lavorato tutta la vita, potrei anche smettere, ma poi mi mancherebbe troppo il camion». Il ristorante a Marsaglia “Due Valli” - gestito con la moglie - non dà le stesse sensazioni e soddisfazioni. «Ho più piacere a girare col camion, fare il commerciante in giro. Comunque anche al ristorante ho insegnato ai miei dipendenti ad accogliere i clienti a qualsiasi ora. Bisogna essere sempre pronti: non si può mandare via uno che ha fame alle 15 o alle 23, perché è tardi. Ci vuole elasticità e sacrificio: la clientela bisogna prenderla quando c’è». Gianni si è concesso un’unica deroga: il ballabile di Marsaglia, di sua proprietà, ora fa solo liscio, prima era anche discoteca. «Ero alla cassa anche al “Faro del Trebbia”, ma la discoteca per i giovani finiva troppo tardi. Non riuscivo più a stare dietro al locale: però tutti i sabati si balla il liscio, anche quello è un “servizio sociale” eh...».

«IL RISPETTO DELLA GENTE E’ TUTTO»

«Quello che vale - prosegue nella conversazione - nella vita è il rispetto. In discoteca mi sono trovato dei giovani che non vedevo da anni, perché magari abitano a Piacenza e vengono su poco, e alla cassa mi dicevano: “Gianni, non ti ricordi di me? Ti prendevo la frutta e gli ovetti Kinder quand'ero bambino!". Mi fa piacere che si ricordino di me, questo vale tanto. In montagna la fiducia bisogna conquistarsela, perché i clienti sono i soliti e basta poco per deludere». È un peccato però vedere queste terre spopolarsi sempre più. «A Pertuso – conclude - una volta in estate dovevo recarmi sul posto con due camion. I paesi ora si ripopolano solo per due settimane ad agosto, neanche d’estate la gente viene più su tanto perché ha meno ferie e tempo libero». Una montagna dimenticata da molti, soprattutto dalle istituzioni. «A noi imprenditori e commercianti c’hanno tassato e tartassato. Se guardassero alle fatiche e agli orari che facciamo…E ai comuni non danno le risorse per intervenire. Ci sono pochi voti qui e perciò interessa meno la montagna, i comuni si devono arrangiare». Mentre parla serve anche alcuni clienti: in quaranta minuti sono arrivati in diversi, in questo caso tutti dalla vicina Marsaglia. Ma hai ancora voglia di proseguire a fare il basulon? «Certo - esclama Gianni -, avanti così! Finché c’è qualche “vecchietta” da queste parti, io continuo».


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