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Kalle, il legame con Groppallo e l’amore per la fisarmonica: «Strumento magico»

Il fisarmonicista e compositore nativo di Vernasca da molti anni vive felicemente a Groppallo di Farini: «Qui un mondo diverso». «Dove ci sono i servizi, la gente rimane: nel parmense in tanti abitano in montagna». Dal diploma in fagotto a quasi trenta album con la “fisa”. «Piace anche ai più giovani, è uno strumento tosto ma completo»

Alberto Kalle. (nella foto all'interno dell'articolo, con il collega Paolo Bertoli)

Quando lo disturbiamo, è alle prese con le sue lezioni di fisarmonica. Perché, oltre a suonare, è impegnato nel formare i fisarmonicisti di domani. Che tramanderanno il suono di uno strumento che, per la montagna piacentina, è sinonimo di festa, divertimento, compagnia e allegria. Un bambino arriva con una “fisa” più grande di lui, accompagnato dal padre. «Ho una decina di allievi, bambini e giovani fino a trent’anni – spiega il maestro Alberto Kalle, 50 anni compiuti da poco – molto appassionati. Vengono fin qui per imparare». Per arrivare alla casa del noto fisarmonicista – 27 album, numerose collaborazioni con altri artisti e migliaia di serate alle spalle - e compositore bisogna arrampicarsi fino a Groppallo, nel comune di Farini. Qua vive da quasi trent’anni e non ha alcuna intenzione di spostarsi, perché vivere in montagna presenterà anche qualche disagio, ma restituisce anche molto a chi compie questa scelta.

Ma, innanzitutto, si chiama “Kalle” o “Calle”? «All’anagrafe mi chiamo Calle – racconta lui -. Ma un trisavolo originario di Innsbruck portava il cognome Kalle. Poi, con il fascismo, fu costretto a italianizzarlo in Calle. Ho deciso di recuperare la “K” come nome d’arte, tutto qua». Da qualche tempo suona accompagnato dalla voce di Veronica Cuneo, una giovanissima cantante di Rezzoaglio (Genova). «Ha sedici anni, è molto brava e capita che venga scambiata per mia figlia». Kalle non è groppallino di nascita. È bensì nativo di Vernasca, in Valdarda, dove ha vissuto fino ai 22 anni. Ha studiato al Conservatorio Nicolini: diplomato in fisarmonica, penserà subito qualcuno. Sbagliato, suonava il fagotto. E la fisarmonica? «L’ho sempre suonata già da bambino. A Vernasca c’era una grande tradizione di canti popolari – lì purtroppo si è persa col tempo, mentre in Valnure resiste – e così a 9 anni ho iniziato a strimpellare per accompagnare questi brani. Mio nonno materno la suonava “a orecchio”, poi iniziai a prendere le prime lezioni a Lugagnano dal maestro Stefano Tubanti». Dopo dieci anni di conservatorio ripone nella custodia il fagotto, abbandonandolo. «In seguito, l’ho venduto. Già suonavo la fisarmonica in un’orchestrina di Vernasca che faceva qualche serata in zona».

DALLA “NATIA” VALDARDA ALLA VALNURE

A 22 anni l’incontro che cambia la vita. Alberto conosce la moglie Franca, groppallina doc e figlia dei gestori del dancing “Lo Smeraldo”. «L’anno dopo mi sono spostato io a Groppallo, ho cambiato vallata e da allora stiamo qui. Adesso c’è la strada di Santa Franca da Morfasso che è asfaltata, allora per tornare a Vernasca a trovare i parenti dovevo fare il giro da Farini o da Bardi». Dalla collina, alla montagna. «Mi piace molto l’Alta Valnure, gli amici li ho tutti qui, tra Farini e Ferriere. Vado a Vernasca a trovare mia madre ma ormai la mia vita è in questa vallata». In questo territorio l’amore per la fisarmonica non conosce crisi. «Mi sono creato un giro di locali nei dintorni, mi chiamano a suonare anche d’inverno soprattutto tra Ferriere, Marsaglia e nel genovese a Santo Stefano e Rezzoaglio. In pianura invece apprezzano e richiedono maggiormente le grandi orchestre, con più elementi e strumenti».

 

«PERO’ SI VIVE MEGLIO QUI»

Alberto ha due figlie: Ambra (19 anni) e Martina (13). «La figlia più grande - spiega il maestro - si alza al mattino alle 5 per andare a scuola. La portiamo a Farini per prendere la corriera che parte da Selva alle 6. Torna che sono quasi le 16 del pomeriggio ed è già ora di studiare. Un bell’impegno vivere qui e frequentare le superiori in città. «Vedremo quando avrà preso il diploma cosa vuole fare». Già, perché rimanere a vivere a Groppallo? «Vivo una pace diversa – risponde il fisarmonicista -, è un altro mondo. Sono sempre vissuto tra la collina di Vernasca e la montagna di Groppallo. Piacenza la frequento molto ma non riuscirei mai a risiedere in città: alla sera è bello fare ritorno sui monti. È una scelta di vita che dopo tanti anni mi va ancora bene, perché garantisce - al netto di qualche disagio - una qualità della vita migliore». Ma comunque un’ora per arrivare nel capoluogo della provincia ci vuole. «Non siamo così lontani dalla città e dai servizi come si può pensare. A Milano è il tempo che si perde per fare pochi chilometri, a Piacenza nelle ore di punta si perdono anche dieci minuti per uscire da un quartiere. Il pezzo più brutto è arrivare a Bettola, poi la “provinciale Valnure” diventa più agevole. Chiaro, nella vita non si può avere insieme “l’uovo e la gallina”. Abbiamo una qualità di vita migliore, un cibo migliore, ritmi diversi. La residenza in città e pianura è comoda per la vicinanza alle strutture e ai servizi. Groppallo è fortunata rispetto ad altre frazioni: abbiamo ancora il medico un giorno a settimana, la posta tre giorni e sempre aperti alcuni negozi di alimentari e i bar». Il punto dolente è offrire ai giovani l’opportunità di stare qui. «Groppallo era all’avanguardia vent’anni fa e si è fermato, le esigenze sono cambiate. Si potrebbe fare qualcosa di più per loro».

LA PARROCCHIA DI GROPPALLO AVEVA OLTRE 3MILA ABITANTI, ORA 300

Kalle illustra qualche numero. Nell’immediato dopoguerra la parrocchia di Groppallo (ovvero il paese più tutti i piccoli centri intorno) contava 3260 persone, e il comune di Farini complessivamente 7mila. «Ora la parrocchia di Groppallo arriva a 310 persone, Predalbora aveva 36 famiglie all’epoca e adesso non ci abita più nessuno». Suonando un po’ ovunque, hai trovato esempi di paesi di montagna che resistono allo spopolamento? «Vicino a Vernasca, già in territorio parmense, c’è Bore. È situato a 830 metri, lì la gente è rimasta. Ha tutte le strutture che servono per vivere, sono ben organizzati e la gente non se ne è andata. Ma anche a Bedonia sono rimasti in tanti, eppure si trovano a 60 chilometri da Parma. Molti emigrati sono tornati una volta raggiunta la pensione». È tornata ad esempio la famiglia di Paolo Bertoli, un altro grande del “liscio”. «Era un emigrante, di ritorno dal Galles a Bedonia: aveva suonato qualcosa anche là, poi venne a lezione da me». Ora è il pilastro di una delle orchestre più ricercate.

Il paese più sperduto in cui hai suonato? «Quello più suggestivo è Santa Maria del Taro a Parma. Siamo a 93-94 chilometri da Parma, veramente lontani. Ma anche Bogli, frazione di Ottone in Valboreca - da cui proveniva la famiglia di Arturo Toscanini - non scherza come lontananza dalla città. Quelle sono frazioni “estreme”: a Groppallo, in confronto, siamo “in riviera”».

 

LA FISARMONICA, STRUMENTO COMPLETO

Riprendiamo il discorso sulla fisarmonica, che da passione giovanile è poi diventata un mestiere a tempo pieno. Dopo l’orchestrina locale a Vernasca, con il trasferimento a Groppallo, Kalle inizia a suonare da solo e si fa conoscere (e apprezzare) ovunque. C’è anche chi sostiene di averlo sentito suonare per una decina di ore consecutive. Cosa rappresenta la “fisa” per la sua vita? «È uno strumento magico – sorride allargando le braccia - che può avvicinarsi a qualsiasi tipo di musica. Puoi usarla per fare musica classica, come quella da discoteca. È uno strumento completo, ma anche tosto. C’è da sfatare un mito: non si tratta di uno strumento da osteria. Indubbiamente è difficile suonare anche un flauto dolce. Uno può prendere “la fisa” e strimpellare al bar, ma dopo un certo livello è più impegnativa rispetto a tutti gli altri. Perché ha un maneggio diverso, le mani devono fare cose diverse e intanto bisogna muovere il mantice: quindi stiamo parlando di tre cose contemporaneamente. Diciamo che, se non la suoni tutti i giorni, non ti dà tante possibilità, occorre esercitarsi molto». Kalle suonerebbe ore e ore anche senza serate. «Prima suono per me, poi per la gente. E mi dicono che la cosa si vede eccome. I complimenti che ricevo mi fanno piacere, però parlo poco al microfono durante la serate, lì non ci so fare». Il musicista groppallino è tra i piacentini più cliccati di Youtube: è pieno di suoi video, professionali e amatoriali, che ricevono commenti da tutti il mondo. «La "polka franca" dedicata a mia moglie ha 600mila visualizzazioni, un altro video oltre un milione: mica poche! Sono soddisfazioni, significa che la fisarmonica piace alla gente. Sta prendendo piede anche tra i giovani più insospettabili. Ho ragazzi di 30 anni che vengono a imparare: prima andavano a ballare in discoteca e ora si stanno appassionando e vogliono imparare a suonarla».

IL LISCIO E IL FOLKLORE

Ecco, occorre prendersi un attimo di tempo e mettere i puntini sulle “i”, per non confondere il “liscio” con il “folklore”. Alla distinzione Kalle ci tiene molto. «Sono due cose molto diverse: il liscio sono brani come “Romagna Mia”, “Il carnevale di Venezia”, “La mazurka di periferia”. Pezzi conosciuti ovunque, anche in Sicilia o in Piemonte. Il folklore sono i canti tradizionali della tua terra, del tuo paese: i brani tipici di una zona». Nella giornata di Kalle quanto spazio occupa la musica? «Quando posso, al mattino suono sempre. Se non ho in programma serate mi occupo di musica per quattro o cinque ore: provo un brano nuovo, preparo il disco, insegno agli allievi. Qua a Groppallo posso suonare tutto il giorno, non do fastidio a nessuno». 

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