«L’antenna a Faraneto di Coli danneggia la mia azienda agricola»
L’imprenditore Marco Ferreri chiede al Comune di Coli e a Lepida di rivedere l’installazione per migliorare la copertura del segnale in valle. L’ente tira dritto: «Questa è la soluzione migliore a livello economico e per la copertura del segnale»
Il Comune di Coli da tempo medita di risolvere, insieme alla Regione Emilia-Romagna, l’atavico problema della mancanza di copertura telefonica su una fetta del suo territorio. Per questo motivo ha intenzione di installare, tramite Lepida, un’antenna in grado di coprire meglio la Valtrebbia, a Faraneto, situato nella zona boschiva del comune di Coli, a destra del torrente Trebbia.
C’è l’ok del proprietario di quel terreno, ma contro questa volontà si batte un “vicino”: Marco Ferreri, imprenditore che ha dato
L’imprenditore è fortemente contrario alla proposta del Comune. «La decisione della società Lepida di installare un ripetitore di segnale sul crinale di Faraneto – motiva - danneggia il paesaggio e la mia impresa alterando l’armonia ambientale frutto del lavoro e degli investimenti di questi anni. L’introduzione di una potente sorgente di inquinamento elettromagnetico a duecento metri dal borgo ha effetti negativi sull’attività agrituristica destinata ad un pubblico che è più attento all’ambiente e ha conseguenze notoriamente negative anche sull’allevamento, bovini o api che siano. Già nel 2015 ho rifiutato la proposta di un contratto d’affitto proprio per la collocazione di un antenna nella mia proprietà».
Ferreri ha chiesto a Lepida, Regione e Comuna di riconsiderare il collocamento dell’antenna. L’imprenditore della Valtrebbia fa sue le parole del vescovo di Rieti Domenico Pompili che di recente ha invitato a «costruire un nuovo rapporto tra l’uomo e l’ambiente: non limitarsi, cioè, a riprodurre le forme del passato, ma lasciarsi provocare dalla natura, che è creativa e aperta al futuro». Bisogna ripensare al rapporto con i piccoli centri perché sono oggi luoghi di grandi potenzialità. «Potremo farlo solo se stipuleremo un vero e proprio contratto tra la città e la montagna, tenendo conto dell'enorme debito, pensiamo all’acqua potabile, all’aria pulita, al cibo di qualità, al legno degli arredi, che le città hanno maturato verso le aree interne e i loro piccoli insediamenti. È arrivato il momento di onorare questo “debito” con un progetto di reciprocità economica».
Il Comune, però, prosegue per la sua strada. Inizialmente erano stati presi in considerazione altri due siti per ospitare