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L’appello da Trevozzo per la riapertura: «La scuola è salute, a casa troppe ore davanti ai monitor»

Lo striscione affisso sulla scuola elementare del comune di Alta Valtidone da cinque famiglie di alunni. «Qui mai un caso, abbiamo fatto tutto giusto e poi ci chiudono?»

Lo striscione affisso davanti alla scuola di Trevozzo

«Qui non c’è mai stato un caso di contagio, abbiamo fatto tutto giusto e poi ci chiudono?». Una domanda che ha già avuto risposta con il passaggio del territorio piacentino in zona rossa e il ripristino della didattica a distanza per tutti gli studenti, ma che spera di trovare un’eco nelle decisioni future. L’appello arriva da Trevozzo, frazione del comune di Alta Val Tidone, dove un gruppetto di cinque famiglie di alunni delle elementari, domenica 14 marzo, ha affisso uno striscione all’ingresso dell’istituto, con il motto “la scuola è salute”. «Le ragioni sono tante - spiega Chiara Malvicini, una delle mamme coinvolte nell’iniziativa - a partire dalle troppe ore che i bambini devono trascorrere davanti ai monitor e che non fanno bene alla salute, anche in relazione proprio alla loro età. Non ci sono solo le lezioni, ma anche le ore di studio, poi le videochiamate, le console per videogiochi, la televisione; non potendo uscire la maggior parte delle attività che possono svolgere sono queste e gestire diversamente il loro tempo non è semplice». La modalità della didattica a distanza comporta anche serie di complessità di gestione, a seconda delle singole situazioni, come sottolinea Chiara. «Io personalmente non ho grossi problemi in questo senso, ma è giusto farsi portavoce anche delle difficoltà degli altri: c’è chi non ha i nonni per supportare i piccoli in Dad o magari li ha ma non sono in grado di farlo, chi deve lavorare meno per poter restare a casa, chi non può permettersi magari di acquistare più dispositivi; anche trovare una babysitter disponibile, solo per due o tre settimane, non è semplice. Almeno in aula potevano vedersi e mantenere un contatto sociale, con distanziamento, mascherine, continua igienizzazione, insomma in condizioni di sicurezza. Si fa spesso ironia sul fatto che i bambini piangessero all’idea di non poter andare a scuola, ma i nostri piangevano davvero, sia perché non potevano incontrarsi tra loro, sia perché non vedevano le maestre, con le quali hanno creato un rapporto bellissimo». Una piccola realtà - «in tutto sono circa sessanta studenti» - che nel racconto della mamma ha saputo far fronte alle sfide imposte dall’emergenza sanitaria: «È una scuola “super”, organizzata molto bene, con insegnanti davvero validi e disponibilissimi; ci sono anche le seggioline per fare lezione all’aria aperta, in cortile, e adesso si stava lavorando per realizzare un orto. C’è sempre stata grande attenzione, abbiamo fatto tutto giusto e poi comunque chiudono?». L’augurio è quello di far sentire la propria voce alle istituzioni e di portare alla loro attenzione la possibilità di introdurre altri parametri:«Pensando al numero di contagiati che attualmente ha il territorio piacentino, speriamo che possano valutare con altri criteri la chiusura delle scuole, guardando alla situazione delle singole province - aggiunge Chiara Malvicini – perché anche poche settimane fanno la differenza e questo stop è un danno incredibile per le nuove generazioni».


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