La dieta sostenibile richiede strategie integrate anche economiche e sociali
Su queste attualissime problematiche ha preso il via (il secondo incontro si svolgerà venerdì prossimo sul latte e le diete) il ciclo di webinar “I venerdì della sostenibilità”, organizzato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore
Parlare di diete sostenibili, per usare un aggettivo di moda, non significa solo trattare di cibi, di modelli dietetici. Vuol dire mettere in atto strategie integrate che coinvolgano scelte economiche, sociali ed ambientali, ed azioni di educazione che portino a cambiamenti con piccoli passi ripetuti nel tempo e nel contempo avviare precise scelte politico-sociali, il tutto supportato da un’attività di ricerca formativa e di una scientifica multidisciplinare.
«La sostenibilità - ha detto Morelli nella sua introduzione - è il tema cruciale di oggi e di domani. Non è retorico dire che in gioco c’è il nostro modello di vita, e in particolare il modo con cui produciamo e consumiamo beni e servizi. Perciò riguarda tutti e riguarda tutto, a cominciare dalla nostra alimentazione. All’inizio il problema era stato posto, comprensibilmente, in termini strettamente “ambientali”, presto si è compreso che la discussione doveva tener sufficientemente conto di aspetti nutrizionali, economici, sociali. Un certo cibo, quindi, non può essere considerato in sé amico o nemico dell’ambiente senza tener conto del suo valore nutrizionale. Infatti, lavori scientifici suggeriscono che si ottengono valori diversi quando il costo ambientale di un certo alimento, compresa l’emissione di CO2, viene espresso in relazione ai nutrienti essenziali per l’organismo, che quell’alimento fornisce. In questa ottica anche un cibo di origine animale come il latte, può essere amico del Pianeta, se si considera il suo prezioso apporto in amminoacidi essenziali, minerali e vitamine. Un esempio del dibattito aperto tra gli scienziati: come varierebbe il costo ambientale della fornitura quotidiana di calcio all’organismo se lo dovessimo prendere da alimenti di origine vegetale anziché animale, considerando anche la biodisponibilità?».
«Tutti parlano di sostenibilità - ha detto Zoboli - e ne siamo un po’ disorientati. Ci sono quattro chiavi di lettura. La continuità
«Una dieta sostenibile - ha ribadito Laura Rossi - va coniugata in modo diverso: una dieta sana e sostenibile. Quella mediterranea è un modello dietetico. Deve essere conveniente, a basso impatto ambientale, culturalmente accettabile e nutrizionalmente adeguata. Ma va ottimizzata in base ai consumi reali della popolazione di riferimento. Il cambiamento- ha sostenuto- si ottiene con piccoli passi ripetuti nel tempo. Questo sta dando risultati interessanti. Va aumentato l’uso dei legumi, va diminuita la carne e bisogna combattere lo spreco attraverso la riduzione dei consumi eccessivi. Scegliere dunque con oculatezza gli alimenti, evitare gli sprechi, imparare a gestire la dispensa».