Attualità

La seconda giovinezza di una riserva di caccia

E’ quella di Groppo Arcelli in Alta Valluretta: Gabriele Gnutti da tre anni al timone dell’azienda faunistica

Gabriele Gnutti con Alberto Ranzani della Forestale e il guardacaccia Roberto Delfiume

«I colli della Valluretta? Un ”buen retiro” per gente che conta». Lo si legge sulla rivista “Economy” di maggio, in una pagina che la Banca di Piacenza mette in evidenza nel suo sito. “Benvenuti nel Piacentshire”, dice il titolo. Ossia nella “esclusiva Valluretta, luoghi ad alta densità di charme, una sorta di Capalbio”, rifugio di chi va alla ricerca di riservatezza. Insomma, “buen retiro” per gente di buon gusto. Per intenditori di tranquillità, serenità e dolcezza. Ma tutto questo lo sa da tempo anche la selvaggina che popola queste rive e questi boschi. E che vive dentro i confini privilegiati della riserva di caccia di Groppo Arcelli, che quest’anno celebra 63 anni di vita. E che da riserva è diventata Azienda faunistica-venatoria organizzata in consorzio.

Dai “padri fondatori” di questo regno faunistico, l’indimenticabile dottor Francesco Ricci Oddi (che da giovane medico salì su questi versanti per curare i partigiani feriti durante la guerra e che poi vi tornò costruendovi una casa delle vacanze lungo la strada di costa per il Passo della Caldarola) ad altri indimenticati, come i fratelli Girandola della Casa del Bosco e i Baldini di Casa Zucconi, questo reame di selvaggina libera e scorrazzante ha da tre anni una nuova guida: il giovane imprenditore bresciano Gabriele Gnutti. Il quale non era ancora nato quando nacque nel 1956 la riserva. E a lui mi piace applicare la battuta che Totò rese celebre: “Signori si nasce, e lui lo nacque”…

Gabriele Gnutti ha segnato il suo terzo anno di presidente convocando per la terza volta l’assemblea degli aderenti al Consorzio. E puntualmente per la terza volta è stato approvato all’unanimità, con una folta affluenza di partecipanti, il rendiconto economico-finanziario dell’anno passato. Dopo i conti, i “canti” gastronomici che cantavano nei piatti serviti alla cena che è seguita a ruota a Tassara di Piozzano nell’agriturismo La Sorgente.

Ai tavoli col presidente Gnutti sedeva gran parte dei 128 proprietari dei terreni che costituiscono il patrimonio dell’Azienda di Groppo, 1550 ettari di prati, boschi e coltivi sulle colline piozzanesi che sono anche un paradiso di fagiani, pernici rosse, starne, lepri, daini, caprioli e cinghiali. Un paradiso vigilato e protetto da incursioni e invasioni, curato come un parco venatorio e turistico di assoluta eccellenza.

Un paradiso che deve restare un paradiso e non diventare una giungla, e a questo ci pensa il guardacaccia Roberto Delfiume, che è anche braccio destro del suo presidente e che alle assemblee-banchetto dell’Azienda dell’Alta Valluretta fa gli onori di casa insieme al Gabriele Gnutti, l’uomo nuovo venuto dal Bresciano che ha impresso alla riserva nuovo impulso e rinnovato vigore, direi anche nuova freschezza di vita. Una seconda giovinezza.

E’ vero: in questo regno favoloso quasi quanto il bosco dei cento acri di cui favoleggiava la mia nipotina, si spara. Ma con regole e tempi. Il che è tutt’altra cosa di come si spara per le vie e le piazze delle città, dove non sono i cacciatori a sparare, e si spara con nessuna legge che non sia quella – non del bosco dei centro acri – ma quella della giungla.

Valluretta “buen retiro”? Io continuo a preferire il verso leopardiano che sembra scritto apposta per lei: “Ed erra l’armonia per questa valle”.

Spero per molto tempo ancora.


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