Attualità

«Riattivare il Tavolo di Concertazione del Trebbia e dei rilasci dalla diga del Brugneto»

Legambiente Piacenza e il Comitato NoTube hanno scritto alle istituzioni: «Il tema è quanto mai importante ed attuale, vista la grave carenza idrica che questa estate si prospetta per la scarsità di piogge»

La diga del Brugneto

Legambiente Piacenza e il Comitato NoTube hanno scritto alle istituzioni per chiedere di riattivare il percorso del contratto di Fiume Trebbia «che si era inopinatamente interrotto nel 2019 e mai più ripreso al momento di passare alla fase operativa, dopo i vari incontri che si sono susseguiti dal 2014» dice Legambiente.
La richiesta delle associazioni è quella di approvare il piano di azione ed al suo interno la gestione integrata delle acque del Brugneto, affrontando la questione dei rilasci di acqua dalla diga, inserita all'interno del contratto, «in modo complessivo e definitivo rispetto agli usuali accordi interregionali di rilascio che da anni vengono firmati tra la regione Liguria ed Emilia-Romagna».
«Il tema - dicono - è quanto mai importante ed attuale, vista la grave carenza idrica che questa estate si prospetta per la scarsità di piogge cadute dell'intero inverno e la notizia di questi giorni che è imminente la firma del nuovo accordo interregionale per il rilascio del 2022».

Il testo della lettera
La situazione dei corsi d'acqua del Nord Italia, Trebbia in particolare, propone il tema della gestione condivisa di tutte le risorse idriche della valle a partire dalla gestione delle acque del Brugneto. Tale tema è stato approvato nella sede istituzionale del Contratto di Fiume del Trebbia, che si è sviluppato dal 2014 al 2019 per fermarsi improvvisamente proprio alla fase conclusiva, con l'approvazione del Piano d'Azione. Uno dei punti centrali del percorso del Contratto di Fiume e del conseguente Piano d'Azione, era proprio la gestione delle acque del bacino del Brugneto.
Per la prima volta in una sede istituzionale e non come accordo politico, si era individuata una soluzione che svincolava la gestione dell'acqua dal solo utilizzo agricolo, ma ne faceva una gestione integrata tra le esigenze idropotabili di Genova e le esigenze produttive, ambientali e turistiche della Val Trebbia.
La paventata siccità che sta coinvolgendo tutto il nord Italia ed il grave deficit idrico che coinvolge l'intero bacino del Trebbia ripropone con forza la necessità di chiudere l'accordo in sede istituzionale, al fine di porre in essere tutte le azioni che erano state individuate ed in particolare affrontare una volta per tutte il tema dei rilasci nel bacino del Trebbia dell'acqua necessaria , superando una volta per tutte la logica del metodo dei “protocolli di intesa del Brugneto” ,fino ad oggi adottati ,che portano una quantità di acqua ben al di sotto delle reali potenzialità di rilascio della Diga nel versante Piacentino .
Per questo chiediamo a tutte le Amministrazioni della Val Trebbia ed all'Amministrazione Provinciale, di avanzare la richiesta alla Regione di riattivare il percorso del Contratto di Fiume del Trebbia, approvare finalmente il Piano d'Azione e, al suo interno, la gestione integrata delle acque del Brugneto, annullando quell'improduttivo ritardo che dal 2019 ha penalizzato tutto il Bacino del Trebbia, impedendo quello che era uno degli obbiettivi individuati e cioè aumentare/ottimizzare i rilasci dalla Diga del Brugneto verso il fiume Trebbia nel periodo estivo, andando oltre a quanto sancito dalla concessione in atto (2,5 Mmc/anno) in modo da incrementare la disponibilità di risorsa nel fiume sostenendo l’ecosistema fluviale, sopperendo alla carenza di risorsa per uso irriguo e supportando le esigenze fruitive territoriali, senza compromettere gli usi potabili liguri.


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