Anticaglie

Elezioni politiche: “hanno vinto gli ignoranti”

Eccoci al commento delle recenti elezioni politiche. Come dicevano i vari sondaggi ha vinto il centro destra. Anzi visto il successo della leader di FdI, Giorgia Meloni che da sola ha quasi raddoppiato il voto delle altre due forze alleate, possiamo dire che ha vinto la destra. Ed allora perché ho scritto che hanno vinto gli ignoranti? Semplicemente perché da sempre la sinistra il cui partito egemone è il Pd, ha sempre manifestato la spocchia della propria superiorità culturale, tenendo in grave dispetto la destra, accusandola a più non posso di ignoranza fino ad essere collusa col fascismo. Una accusa questa che nella sua esagerata ostentazione, ha perso ogni presa presso l’opinione pubblica, col rischio di diventare di danno al suo stesso diffusore. Per il semplice fatto che il fascismo dopo cento anni dalla sua costituzione, tolto un piccolo gruppo di invasati (ce ne sono sempre in tutte le direzioni) è ormai morto e sepolto. Di questo rimane soltanto il ricordo di un regime autoritario e violento, con la responsabilità di aver promosso una guerra assurda e contrassegnato dalla perdita di ogni confronto democratico. Detto questo, quello che viceversa la sinistra si ostina a sostenere, riguarda la mentalità di chi si riconosce nello spirito della destra, che è sempre fonte di arretratezza culturale e di scarsa comprensione di quanto succede in una società, come quella odierna che cambia di continuo. Lo dimostrano i numerosi intellettuali che hanno sposato la mentalità di sinistra e che contribuiscono a creare un moderno mainstream, costituito dai grandi quotidiani oltre che dall’industria dello spettacolo. Per gran parte colonizzato dal verbo della sinistra, la cui iattanza nel dimostrare la propria superiorità in fatto di idee, di convinzioni ideologiche e di competenze filosofiche, non perde mai l’occasione di vantare la propria superiorità rispetto agli avversari politici. Tacciati, senza tanti fronzoli, di essere ignoranti e di guardare solo ad un passato antimoderno e di scarso ed obsoleto substrato culturale. A questo punto non dimentichiamo la Magistratura, che nonostante la grana Palamara, presenta un Consiglio Superiore in maggioranza formato da giudici di sinistra. Ecco dunque perché il titolo di questo articolo parla di vittoria da parte degli ignoranti. Considerati per questo poveri di spirito e spesso poveri anche di rappresentanza sociale. Il tempo, lo sappiamo, cambia molte cose. In particolare colpisce la trasformazione cui è andato incontro il vecchio partito comunista, oggi rappresentato dal Pd, che ha come campo di azione il centro delle città. Luoghi questi dove si concentra una borghesia benestante e le grandi concentrazioni economiche, banche incluse, che hanno ormai dimenticato il vecchio credo rivoluzionario della lotta di classe. Viceversa in periferia dove vive il popolo meno abbiente e anche meno acculturato ed in cui le abitazioni si devono confrontare con quelle dei immigrati, si creano di fatto quartieri ghetto, dove emergono problemi di insicurezza. E dove le istanze politiche sono migrate in direzioni diverse rispetto al vecchio partito dei lavoratori che ai tempi riguardavano le classi povere, avendo fatto breccia verso nuovi partiti. Quelli della contestazione, del non voto o perfino anche quelli della cosiddetta destra sociale. La quale per questa ragione, viene considerata poco attrattiva sul piano del prestigio sociale e culturale, rispetto ai partiti di sinistra.  Una formazione politica questa che riguardo ai temi moderni legati al potere economico, ha l’arroganza di seguire i propri privilegi, al fine di arrivare a sostituire i principi con i desideri. In sostanza quindi il Pd ed in genere la sinistra, chiusa nella sua turris eburnea dei centri storici, diventato pertanto il partito Ztl, preferisce i salotti al puzzo della strada. I primi, vale a dire i salotti, oggi vengono chiamati talk show, e diffondono visibilità spesso speciosa. La strada invece non offre questi vantaggi. Sono solo luoghi da vivere in cui le case sono modeste e senza biblioteche per la cultura. Mentre le strade devono essere percorse ogni giorno per raggiungere i posti di lavoro ed i supermercati per la spesa. Naturalmente quelli più economici, onde far quadrare i conti e consentire di arrivare a fine mese.  Detto questo, succede però, anche per le considerazioni fatte, che la destra, cosiddetta poco acculturata, vinca stranamente le elezioni. E chi è la persona politica che raggiunge un numero così alto di consensi da suscitare sospetti e diffidenza, causa la sua scarsa caratura intellettuale e culturale (uso la forma retorica della litote per evitare di dire ignorante)? E che agli occhi degli intellettuali organici alla sinistra, e forse proprio per questo, si propone come il futuro Presidente del Consiglio?  Trattasi proprio di Giorgia Meloni che proviene dalla Garbatella luogo periferico romano, popolare e normalmente di sinistra e che pur non avendo vinto premi strega, osa mettere all’angolo la intelligentia di sinistra, con tutto il suo potere legato alla mai sopita superiorità intellettuale. Con questo fatto, l’egemonia culturale gramsciana subisce un colpo avverso di non poco conto, anche per demerito della sconfitta del segretario del Pd Letta, che invece aveva tutte le carte in regola per emergere. Infatti trasferitosi nel 2015 a Parigi per tenere   lezioni di affari istituzionali presso la Grande ecole Sciences Po, e poi recentemente rientrato in Italia come segretario del Pd, nonostante la sua attrezzatura culturale ha sbagliato tutto a dimostrazione che l’intelligenza non è cultura e questa non vuol significare obbligatoriamente intelligenza. Comunque stando così le cose, sorge spontanea la domanda. Questa. Ce la farà la nostra futura Presidente a reggere il prestigioso ruolo in un periodo così difficile causa la guerra in Ucraina, la crisi energetica, il calo demografico e il deficit dello stato in continuo aumento? Difficile dirlo. La sua arma infatti è semplice e non per niente di apparente scarso peso intellettuale.  Apparente, dicevo, ma non per intenderlo sul serio. Per dimostralo bastano tre parole in cui credere: Dio, patria e famiglia. Quelle che la deputata Cirinnà ha condannato come cose di m… Dimostrando come la superiorità culturale di sinistra, quando occorre, esprime concetti raffinati ed eleganti. Ma trattiamo per un attimo questi tre temi meloniani. Cominciamo da Dio che in Europa ha già subito un grave affronto, quando trattandosi di inserire la natura cristiana nella Costituzione europea, non ha avuto alcuna approvazione, causa una mentalità moderna, sempre meno rispettosa delle proprie origini e tradizioni. E noi italiani non possiamo a questo proposito, non ricordare il nostro maggiore filosofo del secolo scorso, Benedetto Croce, col citare la sua frase secondo la quale non possiamo non definirci cristiani. E della parola patria cosa dovremo dire?  Che trattasi di un termine ormai obsoleto, di stampo quasi retorico e per dirla tutta, confinato solo a destra. Essa infatti rimanda al sovranismo e questo non si addice ai vari paesi europei, a meno che si tratti di Germania e Francia, verso cui si tollerano alleanze e trattati, mossi solo da interessi reciproci. Infine rimane il terzo problema dovuto alla diminuzione della natalità, cui si accompagna l’aborto libero, indipendentemente dal numero dei mesi dell’inizio della gravidanza, con l’altro aspetto oggi contrassegnato dalle nozze gay che oggi vengono intese come quasi la normalità delle unioni.  Ed allora cosa fare? Una cosa sola. Contrastare la cultura della sinistra, dimostrando che ne esiste un’altra. Quella di destra che nelle tradizioni e nei principi morali è solida e forte, tanto che non deve abdicare a favore di un modernismo caotico basato sul politicamente corretto. Lo ricorda alla Meloni l’attuale risultato elettorale. Dunque trattasi del popolo che l’ha votata in gran numero e che non ci sta ad essere esautorato dalle proprie convinzioni. Infatti che qualcuno possa aver definito bue il popolo per quanto criticabile sotto il profilo della sensibilità democratica, si può anche accettare come un detto spiritoso. Quello che invece non si può tollerare è che lo stesso popolo venga definito asino. L’ignoranza allora è tempo che reagisca e contrasti con la propria forza, in fatto di idee e convinzioni, la cosiddetta superiorità culturale della sinistra. La quale al di là dei cosiddetti intellettuali, spesso prezzolati, può diventare per l’eterogenesi dei fini, anche un bluff.