Anticaglie

Libere idee in un non sempre libero Stato

Dopo la presentazione del quarto festival della Cultura della Libertà che si terrà dal 24 al 27 Gennaio prossimo come al solito a Palazzo Galli, presentazione fatta con dovizia di particolari alla stampa piacentina dall’avv. Corrado Sforza Fogliani, ideatore ed organizzatore di detto festival, qualche  libera considerazione bisogna pur fare. E comincio dalle seguenti domande cos’è la libertà e dove si può trovare. Detto in questi termini sembra un gioco banalizzante, quasi infantile, poichè tutti sanno cosa è la libertà e tutti sanno che nei sistemi democratici, soprattutto quelli occidentali, la libertà rappresenta una conquista ormai talmente consolidata da  non rischiare di  essere messa in dubbio. Sarà, ma la libertà che intendo io, ha due sfaccettature che spesso collidono fra loro. E mi riferisco alla libertà individuale che non sempre va a braccetto con quella collettiva. Cominciamo allora da quest’ultima. Siamo proprio sicuri di vivere in un sistema libero? Si e no la risposta. Nessuno infatti può negare che quando si esce di casa, c’è libertà di parola e nessuno può negare che questa libertà sia sottoposta ad alcuna censura preventiva ad eccezione di quella  cosiddetta pseudo libertà che offende la dignità delle persone e  la onorabilità delle Istituzioni. Ma se questo è vero, è anche vero che parole e comportamenti sono influenzati da quello che viene definito come  pensiero unico.  Una specie di moloch sottotraccia che non chiede sacrifici come  succedeva  un tempo presso gli antichi cananei ,ma si accontenta di  poco, si fa per dire,  quello di condizionare l’opinione pubblica. Come? Con le false notizie (lo dico in italiano) e con un pensiero politicamente corretto o scorretto secondo i punti di vista, sostenuto dai gruppi di potere economico che hanno interesse che l’individuo non sia più uno, ma si inveri nel gruppo. Ovviamente in modo subliminale, senza che nessuno se ne accorga, anzi dando l’impressione, così facendo, di creare persone veramente (e falsamente) libere. E questo perché il gruppo protegge, in quanto a sua volta è protetto da chi ha interesse a farlo. Dunque la libertà collettiva se esiste è quanto meno discutibile e spesso condizionata. Passiamo allora a quella individuale che è ancora più difficile da trovare e da definire. Infatti chi può dire di essere veramente libero? E per libero intendo chi è svincolato da ogni condizionamento che non sia la propria coscienza basata sui valori morali? Mah, bisogna convenire che non è sempre facile dare una risposta. Infatti la vera libertà si matura attraverso una promozione della persona che comporta l’acquisizione di una coscienza individuale che non se ne cura di essere validata dal gruppo, inteso come maggioranza. La libertà vera è allora quasi sempre individuale, spesso difficile da mantenere  perchè presuppone il coraggio di  andare contro il cosiddetto pensiero dominante. Trattasi   insomma di quella stana forma di libertà che può permettersi di manifestare idiosincrasie verso i luoghi comuni, che non chiede favori ed appoggi, ma se li riceve ringrazia.  Tanto che  come succede per il festival, nessun finanziamento sia pubblico che privato è arrivato  e per quanto in apparenza  scandaloso, in realtà paradossalmente si può dire che vada bene così. La vera libertà infatti riluce di luce propria , disdegna i riflettori prezzolati,  ed umilmente ma gloriosamente osa vantarsi  del proprio isolamento, causa  la sua  vocazione ,considerata  dai pavidi e dagli  invidiosi  un vizio, di essere in disaccordo con la cultura di massa. Sostenere infatti il pensiero divergente, come sinonimo di libertà, oltre all’isolamento comporta il rischio di essere qualificati un po’ matti o addirittura dei folli. Se sto esagerando, e non ho difficoltà ad ammetterlo, mi viene in soccorso il grande Erasmo con il suo Elogio della Follia. Dove appunto è la follia che rende l’uomo libero, perchè non asservito alle idee convenzionali  che sono troppo spesso insulse nella loro banalità. Ritorniamo allora alla libertà che viene evocata dal festival come dicevo all’inizio. Dove attraverso la partecipazione  di grandi spiriti liberi e liberali nel campo di una cultura italiana che comprende una vasta scelta di personaggi. I quali spaziano dalla filosofia del diritto, alla sociologia dello stesso diritto, all’economia, alla saggistica editoriale, alla filosofia della scienza(  sembra questa una contraddizione) e delle dottrine storiche e politiche internazionali, alla visione giornalistica della realtà italiana, per finire con un  argomento religioso che sarà espresso da suor Anna Monia Alfieri (l’unica che cito), specialistica dei sistemi formativi. Come si evince il festival sarà un confronto fra liberi, anzi un esaltazione della libertà da cui derivano, prendendo spunto dalla radice della parola, una serie di definizioni che comprendono liberismo, liberalismo, libertarismo  a sua volta imparentato con l’anarchia, fino a giungere al libertinismo.  Dunque quella libertà che in Dante è sì cara come sa ben chi per lei vita rifiuta, la ritroveremo nei giorni del festival. Tutti ovviamente possono (e devono) accedere e partecipare.  Sia i veri liberi (pochi) che riceveranno balsami di idee per migliorare e rafforzare le proprie convinzioni.  Sia anche i cosiddetti liberi, che per le ragioni già espresse liberi non sono (i più), i quali dalla frequentazione di quel seminario di libertà che è rappresentato appunto dal festival potranno anche guarire della loro poca convinzione