"Cani malati in Val Padana"
La nostra sezione Cultura, curata dal giornalista Renato Passerini, dedica questo spazio alla segnalazione e recensione di libri piacentini. Ne entrano a far parte le opere che trattano argomenti riguardanti la nostra provincia: geografici, storici, ambientali, economici, urbanistici, folcloristici, ecc.; a queste si aggiungono i libri e le recensioni di autori piacentini, per nascita o per adozione, e i cataloghi delle esposizioni allestite sul territorio provinciale. Saggi e recensioni di amici del nostro blog
Autore Francesco Rago
Editore: Ultra
Collana: Ultra novel
Pagine 174
Formato cm 15 x 21
Genere narrativa
ISBN-10: 8867768824
ISBN-13: 978-8867768820
Prezzo di copertina euro 14
“Cani malati in Val Padana” è un romanzo di formazione ironico e divertente, ambientato in parte nella Piacenza anni ’90, che riprende alcuni elementi pop del periodo. La vicenda, raccontata in modo fresco e con uno stile molto simpatico, ha alcuni elementi in comune con il genere “pulp” (così come i racconti in cerca di editore del protagonista) per la frequenza di parole esplicite, crude e forti.
CONOSCIAMO L’AUTORE
Francesco Rago è nato in provincia di Piacenza nel 1979, dopo essersi diplomato come ragioniere programmatore, cambia indirizzo e si laurea in Scienze dell’Educazione. Attualmente si occupa di formazione professionale presso una società del settore. È autore di numerosi racconti e dei romanzi Il compleanno di Eva, Grandine e Come ti calpesto il cuore, alcuni dei quali già recensiti in questa rubrica.
- Raccontaci del tuo esordio: quando, dove, come, con che risultato
Il mio esordio letterario è avvenuto esattamente dieci anni fa (era l’estate del 2009) con un romanzo intitolato “La porta del mare”. Sono sempre stato un appassionato di storie, ho sempre pensato che in qualche modo la finzione fosse un modo diverso, a volte più interessante, di rappresentare la realtà che ci circonda. Così, dopo anni di tentativi appena abbozzati, ho maturato una storia strutturata e ho provato giorno per giorno a coltivarla. C’ho impiegato quasi un anno e quando l’ho terminata ero l’uomo più felice del mondo. Da allora non mi sono più fermato.
- Arrivato a questo quarto volume, quanto conta la scrittura nella tua vita?
La scrittura, così come la lettura, conta tantissimo nella mia vita. Rappresenta il mio modo di comunicare, di lasciare una traccia, ma è anche una forma di evasione e di libertà.
Mi riconosco in quest’affermazione di Salgari: “Scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli”.
- Infine arriviamo ai Cani malati in Val Padana. Vuoi spiegarci la motivazione del titolo e se a circa due mesi dalla pubblicazione ritieni tutte congeniali al racconto le parole crude che affollano le pagine?
Il libro racconta in parte le disavventure editoriali di un giovane aspirante scrittore. Mi piaceva l’idea di creare un titolo bizzarro, dove l’espressione “cani malati” sarebbe una metafora degli aspiranti scrittori alle prese con quel sottobosco editoriale dal quale spesso è difficile emergere. La frase in quarta di copertina che mi ha regalato Morozzi (scrittore che ho sempre ammirato molto) direi che è molto rappresentativa del titolo e della vicenda.
Le espressioni crude, alcune parolacce nei dialoghi, sono funzionali alla storia, in quanto i protagonisti sono dei giovani di vent’anni e per forza di cose tra di loro usano un linguaggio colloquiale. È una questione di credibilità, io penso che ogni scelta stilistica debba essere funzionale alla storia e al genere, se no il libro perde forza e il rischio è che diventi un qualcosa di posticcio.