I fotoreporter piacentini che ci hanno lasciato in eredità preziose testimonianze
Dal 1870 al 1900 altri operatori di prestigio si affiancarono a Francesco Sidoli, ma non ci è pervenuta alcuna notizia bio-anagrafica. E’questo un trentennio assai nebuloso, pieno di incognite, non esplorato dai ricercatori del locale costume fotografico, essendo un’epoca in cui il nuovo mezzo di ripresa progredisce ed evolve con prodigiosa rapidità, diffondendosi tra le masse popolari. Spuntano come funghi, in tutte le città e regioni d’Italia, i “circoli fotografici” aggregati alla “Società fotografica italiana” fondata a Firenze nel 1889. Pullulavano
In un libro sulla fotografia edito a Milano nel 1891, L.Gioppi affermava che la foto, “sorella delle belle arti”, è anch’essa arte, rilevando che nei paesaggi conta “la scelta della situazione, l’uso della prospettiva, l’armonia, l’equilibrio, l’unità. Nei ritratti invece l’assieme della posa, il fondo, i dettagli, l’intonazione mostrano subito la differenza che passa tra un artista ed un mestierante”. Ecco perché ogni fotografo professionalmente qualificato, difende a spada tratta il senso artistico del nuovo mezzo di produzione della realtà, contrastando soprattutto l’imperversare degli “ambulanti” che invadono le piazze dei paesi durante le sagre e gli spettacoli “da baraccone”.
Dei fotocronisti (preziosissimi per noi!) che scattavano istantanee all’aria aperta, riprendendo fatti della realtà sociale, avvenimenti civici di
Essi non firmavano a stampiglio il loro nome sul retro delle immagini scattate nel vivace formicolio della realtà quotidiana, intenti a coglierne gli spontanei fermenti vitali, facendo della strada e della piazza lo scenario animato degli attori che vi sostavano o vi transitavano. Non possedevano certo la classe e la cultura di un personaggio come il prof. Giulio Milani che lavorando per conto degli Alinari, sapeva ritrarre ambienti e spazi storico- monumentali nel loro dotto e severo isolamento. Ma a questi oscuri fotoreporter sociali noi dobbiamo immagini memorabili del nostro ormai remoto passato. Grazie alla loro libera e sensibile esperienza, noi possiamo ancora oggi calarci nelle viventi realtà passate.
E’ stato grazie al Centro etnografico piacentino, come alle diverse “guide” commerciali del periodo, che possiamo reperire i recapiti di tanti
In Corso Vittorio Emanuele 46 è citato O. Gradassi e poi Emilio Monticelli che si trasferirà in Piazza Borgo, vicino alla Libreria Fagnola. In Cantone Tempio è menzionata la “Fotografia Piacentina” di V. Clini cui subentrano, nel 1918, i fratelli Manzotti. Ed ancora: “Fotografia Margherita” di via XX° Settembre che ha per titolare Fagnola; in via Bendettine 12 la “Fotografia Commercio” e la “Sverzellati e Fagnola”. In via del Corso esercita V. Cesareo. L’elenco è vasto; ne abbiamo citati alcuni; chiudiamo con Gianni Croce (sul Corso) che inizia l’attività nel 1920, arrivato da Lodi e formatosi alla scuola di grido internazionale di Marchi e con i fratelli Manzotti in Cantone Tempio. Solo loro meriterebbero da soli un’ampia trattazione per l’importanza documentaristica che hanno avuto per la storia “minore e sociale” piacentina.