«Né concussione né corruzione, assolvete Filosa». Anche per Fumagalli chiesta l'assoluzione
Sentenza attesa il primo ottobre. I legali dell'ex direttore del Lavoro: «Nessuna minaccia né pressioni sulle aziende. Clima difficile perché i carabinieri non aderivano alla programmazione delle ispezioni». L'avvocato dell'imprenditore milanese: «Sistema radicato a Piacenza, ma non ho visto la fila di imprenditori a denunciare»
Hanno chiesto l’assoluzione per entrambi gli imputati - Morgan Fumagalli e Alfonso Filosa - gli avvocati difensori che questa mattina, 18 luglio, hanno pronunciato le loro arringhe difensive davanti al collegio di giudici presieduto da Italo Ghitti con i giudici Elena Stoppini e Maurizio Boselli. Secondo gli avvocati, Fumagalli sarebbe stato una vittima, un concusso e non un corruttore, mentre Filosa non avrebbe mai fatto pressioni o minacce alle aziende per avere del denaro o costringerli a stipulare contratti con l’azienda di consulenza della figlia. Tutte azioni, secondo l’accusa, che il dirigente del Lavoro avrebbe ripagato informando le imprese delle ispezioni o cercando di intervenire di persona.
FILOSA L’ex direttore dell’Ufficio del lavoro, Alfonso Filosa, arrestato nel giugno del 2009, deve rispondere di concussione, corruzione, rivelazione di segreto d’ufficio e falso. Per lui, il pubblico ministero Antonio Colonna ha chiesto la pena di 12 anni di reclusione.
Gli avvocati luigi Alibrandi e Benedetto Ricciardi hanno chiesto l’assoluzione da tutti i reati perché i fatti non sussistono o perché non ci sono prove sufficienti. I legali, però, hanno anche chiesto in subordine che le accuse di concussione e corruzione vengano derubricate in corruzione per la funzione d’ufficio, un reato che prevede una pena massima fino a tre anni e che consentirebbe di chiedere la sospensione condizionale (il pm era partito da una pena base di sette anni di reclusione).
FUMAGALLI Ricciardi attacca poi Morgan Fumagalli, titolare dell’impresa di servizi milanese che aveva numerosi appalti a Piacenza. Un ispettore Inps aveva detto a Filosa che c’erano delle irregolarità e che era scattata una sanzione da 10mila euro. Filosa suggerì di far rateizzare l’importo. Ma l’Inps disse che una volta era stato fatto e che Fumagalli pagò la prima rata, poi più nulla. L’ispettore Inps ribattè che era difficile anche a causa delle “scatole cinesi”, cioè delle tante coop che chiudevano e trasferivano il personale ad altre coop con un nuovo nome, “un sistema usato da Fumagalli” ha detto il funzionario Inps.
Ricciardi non si ferma e riporta una telefonata di un commerciante (Facchi) al quale i carabinieri avrebbero fatto dire “trovo uno, gli faccio fare una denuncia di aggressione così poi mettiamo nei guai i carabinieri”. Un’azione per la quale la procura chiese l’arresto di Filosa, ha sottolineato Ricciardi. Il legale ha poi smontato la tesi di Fausto Bianchi il gestore di una coop di servizi, protestato più volte e causa di una serie di buchi in numerose aziende “di cui non si è preoccupato come invece ha detto dei propri figli”. Ancora: “Chiudeva le coop e trasferiva i dipendenti, con l’accordo dei sindacati e anche di Inps e Inail”. Bianchi ha detto di aver consegnato assegni a Filosa in un ufficio con i vetri, gesto visto dai dipendenti. Me per Ricciardi, quelli erano soldi che Filosa gli aveva prestato, perché nessuno ha visto quegli assegni. Tanti parlavano di “si vociferava” sullo sbianchettamento di un Durc (documento che dimostra il versamento dei contributi). E poi Bianchi ha detto che quando arrivavano i carabinieri, lui chiamava Filosa e i militari se ne andavano: “Ma come è possibile?”. Ricciardi “spara” anche sull’ex sindacalista Cisl Giorgio Cantarelli il quale aveva detto che Fumagalli voleva conoscere qualcuno che contava a Piacenza. Si organizzò il pranzo alle Giare, presenti anche Filosa e Gianni Salerno. Fumagalli ha detto di aver visto Filosa fare con le dita il gesto del denaro: “E se invece chiedeva agli altri quanto costava il pranzo per poi dividere? Nessuno ha mai visto passaggi di soldi tra Fumagalli e Filosa. E della busta con i 30mila euro, pagati da Fumagalli per non avere problemi a Piacenza, ne parla Salerno” (15mila sarebbero andati a Filosa, gli altri divisi a metà tra i due ex sindacalisti). Alla fine, Ricciardi conclude: credo ci fosse un accordo tra i due sindacalisti - che millantavano il credito verso Filosa - e Fumagalli: “Conosciamo chi risolve problemi. Ma i problemi di Morgan non sono mai stati risolti”.
ALIBRANDI Il collega Luigi Alibrandi, invece, ha cercato di smontare tecnicamente i reati contestati a Filosa. L’ex direttore non avrebbe mai costretto, né minacciato qualcuno a sottoscrivere contratti con la ditta di consulenze della figlia, né imposto a qualcuno il pagamento in cambio del suo “intervento”. Insomma, niente concussione, né corruzione per costrizione o induzione. Forse, per l’avvocato, si potrebbe considerare il reato di corruzione per un atto d’ufficio, che prevede una pena da sei mesi a tre anni.
Alibrandi ha preso in esame il caso del viaggio negli Usa pagato dalla ditta Bertana. Venne interrotto il contratto con l’azienda della figlia e Filosa avrebbe chiesto un viaggio per lui e la moglie. I dirigenti dissero che avevano pagato perché temevano controlli. “Ma chi li ha costretti? Filosa non ha mai prospettato alcun danno alla Bertana in virtù del suo ruolo”. Insomma, il timore reverenziale ha avuto il sopravvento. E così, secondo l’avvocato, è avvenuto per Enersys, che, da anni, pagava i regali di Natale acquistati da Filosa e fatturati alla ditta. Alibrandi, poi, ha parlato di capi di imputazioni “sfuggenti” perché la procura scrive di “protezione…favorire…” ma non c’è una prova dell’induzione a pagare per ottenere delle utilità. Non c’è una dichiarazione di qualcuno che abbia affermato “Filosa mi ha detto di firmare perché allora avrai…”. Infine, citazione dotta del filosofo mantovano Pomponazzi, teorizzatore della “doppia verità”: alcuni episodi di aziende nascono come corruzione, ma poi vengono rubricate come induzione. Le ditte ai carabinieri dicevano una cosa e in aula al pm ne hanno detta un’altra.
LA DIFESA DI FUMAGALLI In apertura, ha parlato l’avvocato Michele Passarella, del Foro di Milano, che assiste Fumagalli. Per l’imprenditore milanese, imputato di corruzione, il pm Colonna aveva chiesto l’assoluzione.