Cronaca

«Volevo scrivere al Papa per i maltrattamenti che vedevo sui disabili»

I dettagli dell'indagine che ha portato all'arresto di don Angelo Bertolotti, il sacerdote piacentino in carcere per presunti maltrattamenti sugli ospiti del centro Manfredini di via Beati

Gli agenti della squadra mobile insieme al questore Salvatore Arena, il pm Emilio Pisante e il procuratore Salvatore Cappelleri

«Per fortuna che siete arrivati voi. Avevo pensato di rivolgermi al Papa». Così uno dei collaboratori di don Angelo Bertolotti al centro Manfredini ha risposto, quasi con un senso di profonda liberazione, agli agenti della squadra mobile quando lo hanno contattato, tempo fa, per iniziare le indagini su quelle segnalazioni di maltrattamenti nei confronti degli ospiti disabili del centro di via Beati che avevano ricevuto da un altro collaboratore della struttura.

Il capo della procura di Piacenza, Salvatore Cappelleri, per rendere bene l'idea di ciò che in poche settimane di indagine gli inquirenti hanno visto attraverso le telecamere nascoste dalla polizia nel centro di via Beati, legge uno stralcio dell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Adele Savastano: «Clima di dispotismo assoluto, esercitato in modo violento e con la creazione di stati di soggezione e paura. Una vicenda penosa».

Mentre il 60enne sacerdote piacentino, fondatore del centro Manfredini una trentina d'anni fa, rimane ancora in carcere dopo l'interrogatorio di garanzia, in attesa che il gip decida sulla scarcerazione chiesta dall'avvocato difensore Andrea Perini, in procura vengono spiegati alcuni particolari dell'indagine della squadra mobile. Presenti anche il questore Salvatore Arena e il capo della mobile Serena Pieri.

«In soli quindici giorni di intercettazioni ambientali - spiega Emilio Pisante, il pm che ha coordinato l'indagine - sono emersi numerosi gravi episodi di maltrattamento nei confronti degli ospiti del centro Manfredini, non solo fisico ma anche psicologico. Ingiurie, schiaffi, parole denigratorie, minacce e punizioni come restare in una stanza al buio, restare in ginocchio o in piedi senza il pasto. Insomma, in pochissimo tempo abbiamo subito trovato riscontro a quanto ci era stato segnalato, e siamo intervenuti per porre fine a tutto ciò».
«Dopo l'esecuzione dell'ordinanza - concludono gli inquirenti - ora vogliamo indagare anche sul passato del centro Manfredini, sicuri che quella del sacerdote sia una condotta ormai divenuta abituale». Nel frattempo i familiari degli ospiti sono stati avvertiti dell'accaduto ed è stata garantita una continuità alla normale attività di accoglienza e supporto del centro Manfredini.


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