Cronaca

Poliziotti arrestati, uno ricorre al Tribunale della libertà e i giudici si riservano la decisione

Gli avvocati difensori hanno discusso a Bologna la posizione dell’agente: «Va liberato perché non ci sono gravi indizi di colpevolezza né reiterazione del reato o inquinamento delle prove». Sentenza attesa la prossima settimana

Il Tribunale della libertà si è riservato la decisione nei confronti di uno dei poliziotti arrestati nell’operazione della procura alla metà di aprile. A ricorrere contro la custodia cautelare di Paolo Cattivelli, sono stati i suoi difensori, gli avvocati Luigi Alibrandi e Vittorio Antonini. I legali, al termine della discussione durata un’ora, questa mattina a Bologna, hanno chiesto la libertà per il loro assistito e, in subordine, la concessione degli arresti domiciliari. L’agente, e con lui gli altri cinque colleghi arrestati dai carabinieri, si era visto negare la libertà dopo l’interrogatorio di garanzia svolto dal gip Giuseppe Bersani, anche sulla base del parere negativo dato dal pm Michela Versini. Il poliziotto è accusato dalla procura di detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio, favoreggiamento della prostituzione e falso.

Cattivelli, così, aveva deciso di presentare ricorso. Secondo gli avvocati “il nostro cliente va rimesso in libertà perché non ci sono gravi indizi di colpevolezza e perché non ci sono le esigenze cautelari evidenziate dalla procura. In particolare, si tratta di reiterazione del reato e inquinamento delle prove”. A Cattivelli non è stato contestato il pericolo di fuga.

Al termine dell’udienza, il collegio dei giudici si è riservato la decisione, che potrebbe arrivare all’inizio della prossima settimana. I magistrati giudicanti hanno dieci giorni di tempo per stabilire se l’indagato vada rimesso in libertà o meno. E il periodo scatta dalla data di ricevimento degli atti, cosa avvenuta il 29 aprile.


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