«Faceva la parte lecita di un lavoro sporco di cui era all'oscuro»
Caso Levante. E’ durata circa cinque ore l’udienza del processo celebrato con rito ordinario e che vede imputato Angelo Esposito, l’unico carabiniere in forza alla Caserma di via Caccialupo arrestato insieme ad altri colleghi che ha scelto il dibattimento (nessun sconto di pena)
Caso Levante. E’ durata circa cinque ore l’udienza del processo celebrato con rito ordinario e che vede imputato Angelo Esposito, l’unico carabiniere in forza alla Caserma di via Caccialupo arrestato insieme ad altri colleghi che ha scelto il dibattimento (nessun sconto di pena). Esposito era in aula, accanto a lui i suoi legali Maria Paola Marro e Pierpaolo Rivello. Ha tredici capi di imputazione per sette episodi ed è in carcere dal 22 luglio 2020, giorno dell’arresto. Presenti gli avvocati delle parti civili: Gian Andrea Ronchi per il sindacato Silca, Piero Santantonio per il Pdm (partito per i diritti dei militari), Paolo Campana per Elsayed Atef Elzaki, Andrea Cecchieri per l’Arma dei carabinieri. Davanti al collegio presieduto dal giudice Stefano Brusati (a latere Sonia Caravelli e Aldo Tiberti) hanno parlato come testi dell’accusa (i titolari delle indagini, i pm Antonio Colonna e Matteo Centini) l’assistente scelto Manuela Argentieri all’epoca in forza alla sezione di polizia giudiziaria dalla polizia locale e il maresciallo delle Fiamme Gialle (Tenenza di Fiorenzuola), Fabio Cimaroli.
ANGELO ESPOSITO - Nella lunga udienza quindi sono stati ripercorsi quattro dei sette episodi che vedono coinvolto
LA DIFESA - Per i reati contestati per la giornata del 12 marzo (truffa militare) sta procedendo anche il tribunale militare e la difesa ha sollevato il conflitto di giurisdizione che dovrà necessariamente essere rimesso alla corte di Cassazione per la decisione sul punto. Per il 5 marzo la difesa ha sollevato l’eccezione sul difetto di giurisdizione trattandosi di una truffa militare non connessa ad alcun reato comune, ovvero senza il vincolo di continuazione con gli altri reati. «Per l’arresto di Israel - dichiara l’avvocato Marro - Esposito è chiamato a rispondere di reati di falso e omessa segnalazione nonché per aver determinato la cessione di due grammi di droga. Emerge che non ci sono coinvolgimenti diretti di Esposito nella condotta criminale dei colleghi, viene dato come presente ma non viene mai collocato. Ciò che è emerso in aula è che non ha partecipato alle fasi preparatorie e di pianificazione dell’arresto di Israel il 26 marzo, non ha partecipato alla perquisizione personale ma una volta che la droga è arrivata in caserma perché in mano ai colleghi ha solo ricevuto l'ordine di portarla al laboratorio per le analisi di rito e cosi ha fatto». E ancora: «Esposito non sapeva di quello che succedeva né prima né dopo. Mi aspettavo che si parlasse del mio assistito e non di assistere al processo alla Caserma Levante in generale». «E’ altresì evidente - ha proseguito - come sia emerso che Esposito e Montella non si frequentavano fuori dal lavoro né quest’ultimo parlava con il mio assistito delle proprie condotte criminali: non ci sono intercettazioni. Nonostante tutto questo è in carcere da luglio 2020 senza alcuna esigenza cautelare: in sostanza faceva la parte lecita di un lavoro sporco di cui non sapeva l’esistenza».
Quel giovane magrebino era Lyamani Hamza. Stanco delle pressioni ricevute dai militari di via Caccialupo
«Parlava del lavoro svolto per la Levante usando la prima persona plurale: “li abbiamo arrestati”, “ci siamo appostati”. Disse che una volta Montella, nel consegnargli delle banconote dichiarò “questi sono soldi dell’Arma, tienili”. Sapeva con precisione le dosi, i grammi, le cifre che i carabinieri maneggiavano nei vari arresti. Poi ha cominciato a sentirsi un infame, si confidò con El Mehdi Ghormy, infine fu convocato alla Levante dove fu minacciato da Montella». «A noi disse – ha concluso Argentieri - “io parlo perché se mi trovano in una valigia nel Po sapete cosa è successo e perché”». Di lì poi partirono le indagini con la Guardia di Finanza coordinate dalla procura.