Cronaca

«Raccontai a Papaleo perché è onesto, Montella era intoccabile. In tanti mancano ancora all'appello»

Scandalo Carabinieri Levante. Parla Hamza Lyamani che con le sue dichiarazioni al maggiore dell'Arma Rocco Papaleo ha dato il via alle indagini che hanno portato alla maxi operazione Odysséus: «In tanti mancano all'appello, questo è solo l'inizio. In giro c'è ancora molta gente che spacciava per loro»

La caserma Levante, nel pezzo Hamza e il suo avvocato Andrea Bazzani

«Mi sono rivolto al maggiore Rocco Papaleo perché so che è onesto e non mi fidavo di altre persone. Quelli mi hanno spaccato il naso due volte, non volevo più collaborare con Montella e ho denunciato». A dirlo Hamza Lyamani, il giovane 26enne marocchino che ha raccontato all'ufficiale, comandante della compagnia carabinieri di Cremona (per dieci anni alla guida del Nucleo Investigativo di Piacenza), cosa gli era successo dopo aver conosciuto Giuseppe Montella, appuntato scelto in forza fino alla settimana scorsa alla stazione di Piacenza Levante e che ora è alle Novate con altri colleghi con accuse pesantissime. Hamza in sostanza con le sue rivelazioni alla sezione investigativa della Polizia Locale  - alla quale è stato indirizzato dal maggiore - ritenute poi attendibili e verificate dagli inquirenti (procura e guardia di finanza) ha dato il via alla maxi indagine Odysséus. Il suo legale, l'avvocato Andrea Bazzani, ha presentato istanza in procura per essere sentito. «Sono pulito,  - dice - vado al Sert e cerco lavoro: ho fatto l'alberghiero e voglio cambiare vita». 

Lyamani ha, nel dettaglio, fornito nomi, cognomi, circostanze che descrivono il "metodo Levante" e raccontato la sua storia. «Ho conosciuto Montella - dice - nel 2010 quando faceva il preparatore atletico di una squadra di calcio dilettante, nella quale giocavo». Nel 2016 lo hanno arrestato per spaccio e dopo la convalida dell'arresto era stata applicata nei suoi confronti la misura dell'obbligo di firma alla caserma di via Caccialupo. In questa circostanza Hamza ha rivisto Montella che gli aveva chiesto di collaborare: «La prima volta che mi ha visto quando sono andato a firmare Montella mi ha detto "vedi ti hanno cantato e quello che ha cantato è ancora fuori", mi ha detto in modo esplicito che se avessi avuto qualche operazione cotto e mangiato, ossia senza svolgere indagini lunghe una parte del denaro e dello stupefacente poteva essermi data quale compenso. In particolare mi diceva che la mia parte, nel caso di informazione positiva sarebbe stata pari al 10%».

«Inoltre il militare, come dice anche il gip nell'ordinanza, mi diceva che avrei potuto stare tranquillo e nel caso di eventuali controlli potevo fare il suo nome e anche chiamarlo personalmente. Ho accettato in quanto dopo quello che mi aveva detto mi sentivo tradito da chi aveva passato informazioni sul mio conto e poi mi sentivo protetto e sicuro per il fatto che lui fosse un carabiniere. L'accordo iniziava alla fine del 2016 ed è durato fino al 2019». Da quel momento Hamza ha fornito a Montella indicazioni in ordine a soggetti che detenessero stupefacente ai fini di spaccio in modo che i carabinieri potessero procedere, la ricompensa era droga o contanti prelevati dall'arresto: «nel periodo di collaborazione ho ricevuto la "terapia" (come chiamava Montella la droga) ogni due giorni e circa mille euro di denaro sequestrato durante le varie operazioni».

«Mi sono anche messo in ginocchio e dicevo loro "basta, fatemi andare al Sert, non voglio più fare questa vita" ma non volevano: ero prezioso. Prima fumavo hascisc ma con loro sono diventato un tossicodipendente perché ho iniziato con la cocaina, più passava il tempo e più mi facevo schifo. Montella era intoccabile e aveva ganci ovunque: voi non lo conoscete come lo conosco io».  «Ad un certo punto  - prosegue - volevo smetterla e ho cominciato a ribellarmi e mi hanno spaccato il naso due volte, in caserma. Lì in via Caccialupo c'era un via vai di gente come se fosse un negozio. Un giorno mi dissero "se vai a dire ancora cose in giro (parlavo con gli altri informatori ai quali dicevo le mie perplessità) o ti mettiamo la droga in tasca e vai in carcere o ti buttiamo nel Po in una valigia". «Ho capito - spiega - che facevano sul serio, mi sono rivolto a Papaleo e sono andato via da Piacenza: qualcuno mi ha anche minacciato di morte». Alla domanda "che tu sappia tutte le persone coinvolte sono state arrestate?" Hamza risponde: «In tanti mancano all'appello, questo è solo l'inizio. In giro c'è ancora molta gente che spacciava per loro».  


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