Cronaca

«Spero che il nuovo governo completi la riforma della crisi d’impresa»

Il pm Roberto Fontana, esperto di diritto fallimentare, trasferito a Milano, al pool dei reati economici. «A Piacenza esperienza positiva, contesto omogeneo che consente il controllo di vicinato. Qui si conoscono tutti, ma c’è il rischio di condizionamento ambientale». E sulla procura: «Svolge un gran lavoro con risorse limitate. Con i colleghi e gli avvocati alto livello di civiltà»

Roberto Fontana

Quattro anni e mezzo vissuti intensamente. Un passaggio di funzione, da giudice a magistrato inquirente, che ha aumentato le sue competenze e la professionalità, già di per sé alta. Dal 29 marzo, il sostituto procuratore Roberto Fontana tornerà nella “sua” Milano, nel palazzo di giustizia dove aveva mosso i primi passi durante il tirocinio. E lo farà andando a occupare un posto nel 1° Dipartimento, all’interno del pool di magistrati che si occupano di reati economici e coordinato dal procuratore aggiunto Riccardo Targetti.

Persona cordiale, con un tratto umano spiccato, sorridente, Fontana ha saputo mantenere ottimi rapporti con quanti lo hanno conosciuto. E anche nell’ultimo giorno di lavoro piacentino sono stati tanti - colleghi, impiegati della procura, forze dell’ordine - quelli che hanno voluto salutarlo. Ma a Fontana, conosciuto come uno dei principali esperti dei reati del settore fallimentare, sta a cuore che non vada disperso uno dei lavori di cui più è orgoglioso: la riforma degli strumenti per affrontare la crisi di impresa e il sistema di allerta preventivo che possa scongiurare le bancarotte delle aziende. Fontana ha fatto parte della commissione che ha elaborato la bozza di decreti per attuare la legge delega, già votata. 

«Mi auguro che il prossimo governo - ha affermato - porti a compimento la riforma. Il 90% è già fatto, mancano i decreti attuativi. E’ stato scritto il nuovo codice della crisi d’impresa. Due i binari su cui corre. Da un lato ci sono gli strumenti flessibili per gestire al meglio le crisi, privilegiando l’accordo con i creditori. Dall’altro, si impone un sistema di allerta tempestivo che evidenzia i mancati pagamenti e che, se attuato in tempo, può evitare effetti disastrosi. Cioè porta benefici per le imprese e per la finanza pubblica».

Che cosa porta a Milano del periodo piacentino?

«E’ stata un’esperienza molto positiva, anche perché ho cambiato la funzione: a Monza, e a Milano prima, ero giudice fallimentare; qui ho svolto il ruolo di pm. Ho lavorato in una città integrata, dove tutti si conoscono, con una socialità e una qualità della vita elevate. L’altro lato della medaglia, invece, mi ha mostrato come in una realtà con queste caratteristiche, nuove per me, sia alto il rischio di condizionamento ambientale anche per i reati economici».

Che cosa l’ha colpita della realtà piacentina sul piano della sicurezza?

«Ho scoperto con piacere i gruppi di controllo del vicinato. Esperienza possibile solo in questi contesti. La città è espressione di un territorio omogeneo, un fattore positivo per l’aumento della sicurezza».

E il lavoro in procura com’è stato?

«Con risorse limitate, la procura svolge svolge un’attività incisiva. Il livello di produttività è altissimo (lo dimostrano i dati del Distretto della Corte di appello che pongono Piacenza sempre ai primi posti in regione per i procedimenti evasi e per i pochi arretrati, ndr). Con i colleghi c’è sempre stato un clima di armonia, una squadra fatta della sintesi di diverse competenze. Anche con gli avvocati, il clima di civiltà è stato alto e sereno. E lo si è visto durante lo svolgimento dei processi».

Come ha affrontato i tanti reati che le arrivavano sul tavolo?

«A Piacenza ho constatato che ci sono anche inchieste complesse e reati di un certo livello. Il contrasto alla delinquenza comune è, comunque, importante. E lo riusciamo a fare grazie alla buona collaborazione delle Forze dell’ordine».

Quali sono i casi che più l’hanno colpita?

«Le indagini economiche, alcune di rilievo anche nazionale, che ho affrontato grazie alle competenze acquisite nel tempo. Ricordo, poi, le inchieste su due omicidi: quello della ragazza gettata dalla finestra a Fiorenzuola e quello della donna che ha ucciso la madre. Due casi drammatici, anche per i contesti in cui si sono svolti».


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