Cronaca

«Tre notti nei boschi cibandosi di ciliegie». Così Madalina ha trascorso i giorni lontana da casa

Il maggiore Emanuele Leuzzi e il maresciallo Raffaello Gnessi dei carabinieri, insieme al sindaco Quintavalla, hanno fornito i particolari della vicenda che per giorni ha provocato apprensione tra i cittadini di Castelvetro Piacentino

Leuzzi, Quintavalla, Gnessi, Mariotti (foto Trespidi)

Tre notti trascorse fuori casa, nelle aree boschive lungo gli argini del Po e tra gli arbusti, cibandosi di ciliegie. Cosi Madalina Claudia Husaru, 17enne di Castelvetro di cui non si avevano più notizie da martedì 30 maggio, è sopravvissuta per quattro giorni, dopo essersi allontanata «per paura di fare brutta figura a scuola la mattina della sparizione, quando avrebbe dovuto avere due compiti in classe; e per la reazione che avrebbero potuto avere i genitori». Il maggiore Emanuele Leuzzi, comandante della compagnia dei carabinieri di Fiorenzuola e il maresciallo Raffaello Gnessi della stazione di Monticelli, hanno raccontato i particolari della vicenda che per giorni ha provocato apprensione tra i cittadini di Castelvetro Piacentino,

LA SCOMPARSA – Erano le 7 di martedì 30 maggio quando Madalina è stata accompagnata dal padre alla fermata dell’autobus, davanti al bar “k2” di Castelvetro. Lì è rimasta da sola con le sue amiche, con le quali si sarebbe dovuta recare all’Istituto “Anguissola” di Cremona che frequenta. In classe però non vi è mai arrivata e alle 9 la madre della ragazza, Veronica, grazie al registro elettronico sapeva che la figlia non era a scuola. A Cremona ci è arrivata per fingere di andare a lezione, poi è ritornata a Castelvetro e ha iniziato a girovagare per il paese. La sera del 30 maggio Madalina non ha fatto rientro a casa.

LE RICERCHE - Il cellulare è rimasto acceso fino alle 18.40 del 30 maggio per poi smettere di funzionare. La cella telefonica agganciata l’ultima volta dal dispositivo è stata quella di Castelvetro. Ecco perché la Prefettura di Piacenza, dopo la denuncia di scomparsa da parte dei genitori, ha dato il via alle ricerche nel primo pomeriggio del 31 maggio, con il campo base allestito di fronte al Municipio del paese. Subito si sono attivati vigili del fuoco, carabinieri forestali, della stazione di Monticelli e del radiomobile di Fiorenzuola; e tantissimi volontari del Coordinamento provinciale di Protezione Civile. Per tre giorni, fino alla tarda serata del 2 giugno, uomini, mezzi, unità cinofile, hanno battuto in lungo e in largo ogni luogo di Castelvetro: cascine, carraie e gli argini del Po sono stati controllati palmo a palmo, con la speranza di trovare qualche indizio che potesse ricondurre alla giovane. Operazioni effettuate grazie anche all’ausilio dell’elicottero e di un gommone dei vigili del fuoco. Alla postazione dei pompieri che hanno operato senza sosta dal mezzo Unità Comando Locale e alla stazione dei carabinieri, sono arrivate ogni giorno circa sette telefonate che segnalavano avvistamenti della ragazza, tutte poi risultate essere infondate. Il 2 giugno sarebbe stato il terzo giorno di ricerche e, come da protocollo, dopo 72 ore dalla denuncia della scomparsa e dall’inizio delle operazioni di ricerca, in serata era stato chiuso il campo base allestito in questi giorni di fronte al Municipio di Castelvetro, dopo la decisione della Prefettura di Piacenza della sospensione del lavoro delle squadre sul campo.

L'ARRIVO A CASA - L’apprensione in paese e soprattutto tra i coetanei della 17enne è sempre stata tantissima. Tantoché la madre della ragazza ha lanciato un appello alla trasmissione Rai "Chi l'ha visto" e nella serata del 2 giugno è stata organizzata una fiaccolata voluta dal sindaco Luca Quintavalla e dal parroco del paese.

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«La ragazza preferiva muoversi di notte – ha spiegato il maresciallo Raffaello Gnessi – per non farsi notare dall’elicottero che di giorno sorvolava la zona. Si cibava e si abbeverava con quello che trovava in giro e nei campi in cui si nascondeva. Si è vista braccata dalle ricerche, dalle persone che si sono mobilitate per lei e immaginava il dolore di chi le vuole bene e le è vicino, in particolare i genitori, mamma Veronica e papà Iosif». «È una ragazzina molto sensibile -  è stato aggiunto -: da sempre teneva un diario della sua vita e anche nei giorni trascorsi sola fuori casa, si annotava ciò che faceva nel corso delle ore. Alcuni pensieri belli, altri spiacevoli che l’hanno convinta a fare rientro a casa».

«La ragazza era in stato confusionale quando è tornata e quando è stata sentita nella mattinata del 3 giugno dai militari di Monticelli – ha detto il maggiore Leuzzi -. Al suo rientro era vestita allo stesso modo del giorno della scomparsa, piena di punture di insetti a causa delle ore trascorse nei boschi lungo le rive del Po. In caserma è arrivata con lo zaino verde chiaro che non ha mai abbandonato in questi giorni e che le sarebbe servito per andare a scuola la mattina del 30 maggio».

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Il sindaco Luca Quintavalla che ha seguito a stretto contatto per quattro giorni le operazioni di ricerca ha voluto ringraziare tutte le persone «che si sono prodigate per ritrovare la ragazza, in particolare l'Arma dei carabinieri con il maggiore Leuzzi e il maresciallo Gnessi, il responsabile di Protezione Civile di Monticelli Claudio Mariotti e il Coordinamento provinciale, i vigili del fuoco, la Prefettura nella persona della dottoressa Dellarosa». «Centinaia di persone alla fiaccolata – ha concluso -  hanno dimostrato vicinanza alla famiglia. Sicuramente non sono momenti facili per loro e chiedo alla comunità di non manifestare interesse morboso e ottenere risposte inutili sulla vicenda. Deve essere comunità che aiuta in modo intelligente. Siamo comunque contenti e felici per l'esito positivo».

Le indagini rimangono comunque ancora aperte per consentire ai carabinieri di chiarire gli ultimi dettagli del caso.


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