Economia

«Abrogare l’obbligo del Collegio sindacale nelle piccole Srl costa 6mila euro a impresa»

Per questi motivi la Cna chiede al Parlamento l’abrogazione dell’ennesimo onere amministrativo fine a se stesso

Anziché migliorare la vita delle piccole e medie imprese, vera colonna vertebrale del sistema economico-produttivo italiano, le nuove normative sembrano creare ulteriori oneri e adempimenti. L’ultimo esempio, in ordine di tempo, riguarda la riforma della Legge Fallimentare, in discussione in Parlamento. “Siamo molto preoccupati per l’estensione dell’obbligo di nominare il Collegio sindacale alle piccole Società a responsabilità limitata - commenta il Presidente provinciale di CNA, Giovanni Rivaroli -. Un nuovo obbligo che si scaricherà su 175mila imprese italiane e che, secondo il nostro Centro studi, comporterà spese complessivamente superiori al miliardo di euro all’annuo, con una media di seimila euro a impresa. Per questi motivi la CNA chiede al Parlamento l’abrogazione dell’ennesimo onere amministrativo fine a se stesso, prima che venga attuata la riforma della Legge fallimentare che lo contiene”. Il provvedimento coinvolge tutte le Srl che abbiano almeno uno di questi parametri: stato patrimoniale superiore ai due milioni di euro (attualmente fissato in 4,4 milioni), ricavi da vendite e prestazioni pari a due milioni (ora 8,8 milioni) e, infine, dieci dipendenti (ora 50). “Non riusciamo a comprendere – sottolinea il Direttore di CNA Piacenza, Enrica Gambazza – la reale utilità di questo nuovo, ennesimo, carico burocratico. Nelle piccole società come quelle che rappresentiamo, in stragrande maggioranza a carattere e a gestione familiare, non esistono soci di minoranza da tutelare. Quanto agli stakeholder, i rapporti con dipendenti, fornitori e clienti si fondano soprattutto sulla reciproca fiducia personale. Le banche chiedono quasi sempre titoli di garanzia per la concessione di prestiti e fidi, e non si basano sui bilanci, anche se vistati dal Collegio sindacale. Un adempimento inutile e costoso, quindi, che va assolutamente abrogato. Sarebbe l’ennesimo intervento che, anziché agevolare le piccole e medie imprese che stanno aiutando il Paese ad agganciare la ripresa, penalizzerebbe ulteriormente questo settore”. 


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