Economia

Prezzo del frumento in picchiata, girasole e colza coltivazioni alternative

Lo precisa Gianluca Dini, noto tecnico del settore responsabile di Agrigape

Colza

In un mercato dove le coltivazioni tradizionali registrano prezzi sempre meno redditizi per le imprese agricole, addirittura al di sotto dei costi di produzione, la soia ma anche colza e girasole, possono rappresentare un’interessante alternativa, visto le richieste di prodotto da filiere certificate sempre più pressanti che provengono da oleifici e molini. Lo precisa Gianluca Dini, noto tecnico del settore responsabile di Agrigape, commentando i prezzi “in picchiata” per la campagna di quest’anno dei frumenti sia teneri che duri “che- precisa- stanno disattendendo le aspettative degli agricoltori, alle prese con i dati di una produzione spesso carente in termini qualitativi e/o con prezzi di mercato non in linea con costi di produzione. 

Viceversa- sostiene Dini- sono interessanti i riscontri che provengono  dai mercati delle oleaginose, non solo soia, ma anche colza e girasole. Ma queste ultime due colture non riescono tuttavia trovare una stabilità in termini di investimenti (pochi ettari seminati nei nostri areali, con investimenti che oscillano, già da anni, tra i 100 e 200 ettari) ed  oggi fanno registrare quotazioni tra i 350 e i 385euro alla tonnellata. Quest’anno - ricorda Dini - parte del valore del prezzo del colza si deve anche alla crescente domanda di alcuni paesi Europei ed Asiatici e quello della soia alle scarse produzioni previste in alcuni areali del mondo (Sud- America)”. 

Nel 2016 il prezzo medio del colza, prendendo a riferimento i valori di mercato dal 15 maggio al 15 luglio, si è assestato ad euro/ton 367,02. Sebbene lontano dai picchi del triennio 2011-2013 quello che sembra emergere dalle quotazioni è di un prezzo valido; al momento il valore è di € 374 tonnellata. Nelle aziende dove il colza non è un fenomeno improvvisato, ma è inserita da tempo nell’ordinamento colturale le rese 2016 sono state  buone con valori medi, raggiunti da chi coltiva con la dovuta attenzione, prossimi alle 3,5 - 4,0 ton. ettaro e con una PLV che varia tra 1200 e 1500 euro/ha con costi di produzione che non superano i 6/700 euro per ettaro. “Si tratta di una coltivazione - spiega Dini - che presuppone professionalità nelle semine (è piccolo ed occorre attenzione); ma ha poche esigenze, è rustica, e grazie all’apparato fittonante (un apparato radicale che raggiunge profondità elevate nel terreno, consentendo a questa specie di sfruttare al meglio i nutrienti del terreno), rende il terreno molto soffice consentendo minime lavorazioni per colture in rotazione. “Dunque- commenta Dini- questa coltura, insieme anche al girasole, non merita il disinteresse  che attualmente si registra nella nostra provincia.

Un ulteriore opportunità è che - spiega Dini - sia il colza che il girasole si adattano molto bene ad essere coltivate anche in areali  marginali e collinari (in collina meglio il girasole); sono colture considerate “ rustiche “ ed oggi possono contare anche su un supporto tecnico-varietale in linea con le esigenze sia industriali che delle aziende agricole produttrici”. Secondo il tecnico di Agrigape dunque bisogna diversificare per fronteggiare la volatilità dei mercati. “La valutazione di una coltura, in un mercato ormai globalizzato, deve essere considerata non in un’unica annata, (di solito l’agricoltore guarda l’ultima), ma in un periodo di almeno 4-5 anni e la diversificazione su più colture, in un momento di alta volatilità dei prezzi, permette di  ridurre i rischi ed eventuali danni, dovuti da un mercato sempre più influenzato da variabili indipendenti che non sempre seguono le leggi della domanda e dell’offerta. Sono i movimenti finanziari a spostare gli equilibri e distorcere i prezzi. Le strategie speculative ci sono e bisogna prenderne atto. A questo punto - conclude Dini - è sicuramente un’ opportunità considerare, nei programmi di semina, sia il colza che il girasole, inserendole nel piano colturale senza spaventarsi troppo  dalle fluttuazioni di un mercato che ormai influenza  tutte le colture industriali”. 

(nella foto in basso Gianluca Dini)


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