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Famiglia Piasinteina, "La Chiesa degli appestati"

Venerdì 24 febbraio alle ore 21 presso la sede della Famiglia Piasinteina si terrà la presentazione del filmato “La chiesa degli appestati”, realizzato dal Cineclub Piacenza “G. Cattivelli”. Il filmato narra la storia del “Santuario della Beata Vergine del Suffragio”, noto a Piacenza come “Chiesa degli Appestati”, attraverso immagini e testimonianze.

La chiesa era stata edificata nel 18° secolo al posto di una precedente costruzione, andata in rovina, eretta un secolo prima sul luogo, tuttora denominato “Camposanto Vecchio”, dove erano stati sepolti oltre 15.000 morti della peste del 1630.

Le ossa di questi defunti erano state raccolte in un primo tempo nella costruzione originale, e successivamente traslate in quella tutt’oggi presente.

Nel filmato sono brevemente ripercorse le fasi della diffusione del contagio, anche attraverso le parole dello storico Fausto Fiorentini e di Carlo Emanuele Manfredi, priore della Confraternita della Beata Vergine del Suffragio, il quale traccia anche la storia successiva dell’edificio religioso.

L’architetto Paolo Dallanoce fa un breve cenno all’architettura della chiesa, la quale per diversi anni era stata lasciata in stato di abbandono, come documentato dal socio del Cineclub Damiano Cucchi, che ne aveva filmato l’interno, ed era alla mercé di bande di satanisti, che vi si introducevano e, approfittando della presenza delle ossa nella cripta, si dedicavano ai loro riti satanici, come descritto attraverso le testimonianze riportate in un servizio trasmesso dalla RAI e le parole del cronista di Libertà Giorgio Lambri.

Un’altra testimonianza della peculiarità di questa chiesa è fornita dal Templare Paolo Buscarini, che narra di una sua esperienza personale, mentre infine il parroco di Borgotrebbia don Pietro Cesena illustra le fasi più recenti della sua storia, fino al restauro e riapertura al culto.

La realizzazione del filmato, che ha visto la partecipazione di diversi soci del Cineclub, è stata curata da Adele Marenghi, Luisa Tumolo e Renato Bersani.


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