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Piacenza, incontro con lo scrittore Massimiliano Verga

L'Azienda Servizi alla Persona "Città di Piacenza" organizza un incontro pubblico con lo scrittore Massimiliano Verga, autore di "Zigulì la mia vita dolceamara con un figlio disabile" e di "Un gettone di libertà". 

L'appuntamento è per il 15 maggio prossimo all'Auditorium di Santa Maria della Pace (via Scalabrini, 19 Piacenza) alle ore 18: interviene la scrittrice piacentina Barbara Garlaschelli e coordina Brunello Buonocore dell'Asp "Città di Piacenza".

Massimiliano Verga è laureato in Scienze politiche all'Università degli studi di Milano, ha conseguito il dottorato di ricerca in "Sociologia del diritto" presso la medesima università. Dal 2006 è ricercatore in Sociologia del diritto presso l'Università di Milano-Bicocca, dove insegna Metodologia della ricerca sociologico-giuridica ed Elementi di filosofia e sociologia del diritto. Si occupa prevalentemente di diritti umani, bioetica e usi medici di sostanze illegali.  Nel 2012 ha pubblicato con Mondadori "Zigulì. La mia vita dolceamara con un figlio" disabile, a proposito della sua esperienza di padre di un bambino di otto anni che si chiama Moreno.   

Una breve presentazione del libro

"Metà di quello che ho scritto è uscito in una notte. Il resto sul tram, mentre andavo al lavoro" racconta Massimiliano Verga, padre di Jacopo, Cosimo e Moreno, un bellissimo bambino di otto anni, nato sano e diventato gravemente disabile nel giro di pochi giorni. "Così ho raccolto gli odori, i sapori e le immagini della vita con mio figlio Moreno. Odori per lo più sgradevoli, sapori che mi hanno fatto vomitare, immagini che i miei occhi non avrebbero voluto vedere. Ho perfino pensato che fosse lui ad avere il pallino della fortuna in mano, perché lui non può vedere e ha il cervello grande come una Zigulì. Ma anche ai sapori ci si abitua. E agli odori si impara a non farci più caso. Non posso dire che Moreno sia il mio piatto preferito o che il suo profumo sia il migliore di tutti. Perché, come dico sempre, da zero a dieci, continuo a essere incazzato undici. Però mi piacerebbe riuscire a scattare quella fotografia che non mi abbandona mai, quella che ci ritrae quando ci rotoliamo su un prato, mentre ce ne fottiamo del mondo che se ne fotte di noi." Queste pagine sono una raccolta di pensieri e immagini quotidiane su che cosa significhi vivere accanto a un disabile grave (la rabbia, lo smarrimento, l'angoscia, il senso di impotenza), pensieri molto duri, ma talvolta anche molto ironici, su una realtà che per diverse ragioni (disagio, comodità, pietà) tutti noi preferiamo spesso ignorare. E che forse, proprio perciò, nessuno ha mai raccontato nella sua spietata interezza. 


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