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Collegio Alberoni, Rassegna Corale "Città di Piacenza"

In programma sabato 28 maggio 2016 alle ore 20.45 - presso la Sala degli Arazzi del Collegio Alberoni -  la sesta rassegna corale “Città di Piacenza”, organizzata dal Coro Cai in collaborazione con l’Opera Pia Alberoni, con il patrocinio dell’Amministrazione comunale e il contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano. 

Alle ore 20 è possibile effettuare una visita guidata al Collegio Alberoni al prezzo speciale di 3,50 euro. 
Al termine del concerto visita gratuita alla mostra "Le nuvole" di Alberto Bertoldi.

I CRODAIOLI

Il loro repertorio, impostato sulle composizioni di Bepi De Marzi, ha superato da tempo i confini nazionali per entrare nell’attenzione di molti complessi vocali stranieri sensibili alle storie di ispirazione popolare.

Da “Signore delle cime”, tradotto persino in giapponese, a “Joska la rossa”; da “Improvviso” a “Brina Brinella”. Arzignano, si sa, è la capitale della concia.

I Crodaioli sono sempre stati per la piccola Città tra Vicenza e Verona e per lo spazio intorno, anche una voce critica, “un suono limpido della coscienza”, come diceva Mario Rigoni Stern.

“Espressione coraggiosa della vicentinità”, vien detto di loro.

In cinquanta anni, continuamente rinnovati nei quattro settori vocali, hanno effettuato più di tremila concerti in ogni parte del mondo.

Hanno realizzato nove incisioni per la Carosello di Milano, distribuzione Universal Italia e pubblicato centocinquanta canti nuovi per le Edizioni Curci, sempre a Milano.

BEPI DE MARZI

Giuseppe De Marzi, detto Bepi, musicista, è nato ad Arzignano, nella Valle del Chiampo, dove ha abitato fino al 2011, prima di trasferirsi a Vicenza.

Ha insegnato Educazione Musicale a Valdagno, in una scuola media a tempo pieno. Maestro di Organo e Composizione organistica nell’Istituto Comunale “Canneti” di Vicenza, sezione staccata del Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia, ha insegnato anche nei Seminari Diocesani di Vicenza, chiamato da monsignor Ernesto Dalla Libera.

A Vicenza ha fondato e diretto per qualche anno il Coro Polifonico “Nicolò Vicentino”.

Poi ha scelto definitivamente l’insegnamento nel Conservatorio “Pollini” di Padova diretto da Claudio Scimone. E subito, lo stesso celebre maestro padovano, lo ha voluto come clavicembalista e organista nei prestigiosi Solisti Veneti.

La notorietà del musicista vicentino è dovuta soprattutto alla fondazione e alla direzione, tuttora vivace e sempre innovativa, del gruppo corale maschile “I Crodaioli” di Arzignano, con il quale ha proposto, attraverso le Edizioni Curci di Milano, più di cento composizioni – parole e musica – di ispirazione popolare, prima fra tutte “Signore delle cime”, canto diffuso nel mondo, tradotto in varie lingue, elaborato anche in versioni sinfoniche perfino in Giappone. Recentemente, il maestro Scimone ha chiesto a De Marzi di realizzarne una fantasia per archi da proporre nei concerti dei Solisti Veneti con il titolo “Trasparenze su Signore delle cime”. Con l’amico poeta Carlo Geminiani, il popolare Bepi ha composto una decina di  canti entrati nella tradizione alpina, e basti ricordare “Joska la rossa”, “L’ultima notte”, “Il ritorno”, “Monte Pasubio”. Con un altro grande amico, Mario Rigoni Stern, ha composto il canto “Volano le bianche” che ricorda la guerra sull’Ortigara.

Nel 1970, padre David Maria Turoldo ha chiesto a De Marzi di affiancare il giovane intellettuale e musicista Ismaele Passoni nella composizione musicale di Salmi, Inni e Cantici che aveva realizzato stroficamente per il rinnovamento della liturgia, composizioni che la Chiesa non ha accettato proprio per la loro intensità poetica e per l’emozionata cantabilità.

De Marzi ha pubblicato con la casa Musicale Carrara di Bergamo molta musica didattica per la Scuola Materna e Elementare, oltre ai Canti per il Battesimo, la Cresima e il Matrimonio con testi del poeta Giovanni Costantini. Fecondo scrittore, soprattutto con interventi giornalistici nel Giornale di Vicenza, si produce in conferenze con argomenti musicali e di costume. La mamma milanese e il papà veneto gli hanno trasmesso l’instancabilità nel lavoro, l’irrefrenabile fantasia, l’inquietudine nella fede, l’indipendenza e la sottile ironia nei rapporti sociali che Bepi manifesta anche in una malcelata malinconia.


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