Politica

«Chiediamo scusa alla città, non ci saremmo mai immaginati una situazione del genere»

Tommaso Foti e i dirigenti di Fratelli d’Italia: «Caruso ci ha traditi, chi frequenta quelle cene non ci può rappresentare. Alla prima avvisaglia ci saremmo mossi. Noi e l’Amministrazione non siamo coinvolti, sono fatti avvenuti fuori provincia quando Caruso non era consigliere»

la conferenza stampa di Tommaso Foti e di Fratelli d'Italia

«È una vicenda che non ci meritavamo. E non la meritava la città, la Giunta, la coalizione, gli altri consiglieri, la minoranza. Nessuno». «Qua il marito o la moglie con le corna è sempre l’ultimo a saperlo. Questa comunità umana, Fratelli d’Italia, non scarica nessuno. È su di noi che si stanno scaricando non so quanti tir di sterco addosso». L’arresto di Giuseppe Caruso, presidente del Consiglio comunale e esponente di Fratelli d’Italia, ha scosso più di tutti la comunità politica del partito della Meloni. Partito che da sempre nel Piacentino si riconosce nella sua guida: Tommaso Foti, deputato di lungo corso, che ha voluto chiarire con la stampa la sua posizione all’indomani dell’arresto di Caruso. Foti nella conferenza era affiancato dall’assessore Erika Opizzi e dai consiglieri comunali Nicola Domeneghetti, Filippo Bertolini, Gian Carlo Migli, Sara Soresi, Gloria Zanardi e anche da Carlo Cerretti, che un giorno, essendo il primo dei non eletti, potrebbe entrare a Palazzo Mercanti al posto di Caruso, attualmente in cella alle Novate.

«La mattina del primo Consiglio comunale – ricorda Foti, che ha parlato per un’ora e mezza - di questo mandato, nel 2017, telefonai al nostro unico assessore, Erika Opizzi e proprio a Caruso. Dissi a loro: “Può essere che sbaglierete qualcosa nella vostra attività: ma non potete sbagliare da che parte stare. E la parte è lo Stato. Non l’anti-Stato». Caruso, però, ha scelto l’altra. Probabilmente è la conferenza stampa più dura della lunga carriera politica di Foti. «Se Caruso aveva commesso anche un solo errore o un’ingenuità, aveva il dovere di dirlo a questa comunità. La politica è fatta di persone e rapporti umani. Come pensate si possano sentire i consiglieri che, alle 21 di lunedì sera erano con lui in Comune durante la seduta, e poi se lo sono visto arrestare in tv? È un dramma e c’è poco rispetto per noi. Siamo quelli - e mentre lo dice si commuoveche volevano candidare Paolo Borsellino a presidente della Repubblica (si riferisce a una proposta dell'Msi), veniamo da una grande cultura della legalità».

IL SILENZIO? «NON SCAPPIAMO»

Nella giornata di ieri sono stati molti i piacentini che hanno fatto notare il silenzio di Fratelli d’Italia: l'unica a parlare è stata infatti la leader di Fd’I, Giorgia Meloni, che ha sospeso Caruso dal partito. «Non sono voluto intervenire ieri – ha spiegato Foti - perché quando parla il segretario del proprio partito (ovvero la Meloni, nda) l’autorevolezza della sua dichiarazione fa venire meno tutte le altre. E poi perché non sono abituato a scappare, nessuno di noi è abituato. Non era giusto fare una nota stampa e basta. Gli interlocutori sono abituato a guardarli negli occhi, eccomi qui per discutere con i cronisti su un fatto di questo genere».

LE SCUSE ALLA CITTA’

Prima di tutto, il deputato ha un messaggio da mandare. «Come movimento politico ci scusiamo con la città di Piacenza, che non meritava le prime pagine e le prime notizie dei tg per una vicenda di questo tipo, consumatasi quasi completamente al di fuori del nostro territorio. In secondo luogo mi sento in dovere di scusarmi con il sindaco di Piacenza, con i partiti e i movimenti che compongono la coalizione, oltre che con tutti i consiglieri, di maggioranza e d'opposizione. Nessuno merita quanto è accaduto».

 

«VERGOGNOSO ACCOSTARMI ALLA VICENDA»

Foti però ne ha anche per alcuni avversari politici: l’unico citato è l’ex consigliere Giovanni Castagnetti, autore di un post su Facebook. «Trovo vergognoso l’accostamento alla mia persona in questa vicenda, una mascalzonata sulla quale non transigerò. Ci può essere dell’acredine sul piano politico, ma certe cose non si possono fare a una persona che non ha mai avuto un problema con la giustizia. Né alle altre persone di questo tavolo, sono tutti parte offesa in questa vicenda». Foti ha letto le carte e la ritiene «un’indagine puntuale, seria, minuziosa, con riscontri documentali. Di fronte a una vicenda del genere non mi aspettavo un trattamento di favore da parte degli avversari, ma di giustizia. Anche perché il procuratore di Bologna è stato chiaro: in questa vicenda è esclusa la politica. Leggo cose abbastanza urticanti, diffamatorie da parte di molti, procederemo in tutte le sedi. Lo dobbiamo a una comunità che, non da ieri, crede in certi valori e certe idee».

«Caruso merita di difendersi nelle sedi giuste – ha proseguito l’onorevole - ma noi siamo garantisti con gli avversari e intransigenti con i nostri. Chi rappresenta Fd’I non può frequentare cene di quel tipo, come quelle della fotografia. Anche se dovessero essere incensurati. Nella mia vita ho saltate cene con persone incensurate e più importanti, perché non mi fidavo…»

LA POLITICA NON C’ENTRA

Dalla difesa, all'attacco. «Ho letto che qualcuno chiede una ispezione antimafia in Comune, dopo che un procuratore dice che i fatti non coinvolgono minimamente il Comune. Ho letto che la Barbieri doveva vigilare: nel 2015 neanche lo conosceva Caruso. Proprio la Barbieri poi, che nel 2002 ha fatto iniziare il procedimento con la famiglia Grande Aracri». Foti cita le carte della procura di Bologna. «Infatti quando Caruso, intercettato, si sta muovendo per ottenere i soldi di questo bando europeo, non pensa di coinvolgere me, ma un ex deputato calabrese (menzionato, ma non indagato). Questa richiesta poteva rivolgerla a me allora se eravamo così affiatati. In 280 pagine non c’è una riga su Fd’I, né su Foti».

I COMMENTI SUI SOCIAL

Il deputato dice di avere “screnshottato” tutti i commenti ritenuti da lui diffamatori. «Si è più volte invocato nei commenti il “non si poteva non sapere”. Invece non ci saremmo “mai mai mai mai mai” immaginati di trovarsi in questa situazione. Questa persona non è cresciuta alla mia ombra come qualcuno ha scritto: si era ritagliato autonomamente uno spazio personale. Non gli passavo preferenze, si candidava e prendeva le sue, e anche io ero sempre candidato nella stessa lista». «Qualcun altro ha detto che mi sarei dimesso dal Consiglio comunale pochi giorni fa perché sapevo… Le avevo annunciate a gennaio le dimissioni, volevo allargare un partito a forze giovani e far entrare in Consiglio Sara Soresi».

I CONTROLLI SUI CANDIDATI

Caruso è da molti anni nella politica piacentina: An, Pdl e Fratelli d’Italia. «Abbiamo sempre verificato i nostri candidati, guardati ai carichi pendenti. Caruso all’epoca dei fatti non ricopriva alcun ruolo ed era incensurato». Foti però minimizza la sua centralità nel partito. «Mai stato componente della direzione centrale, nazionale, provinciale». Nessuno del gruppo dirigente aveva avuto avvisaglie. «Siamo tutti rintracciabili – ha tuonato Foti -, i nostri cellulari, il mio e dei consiglieri, sono pubblicati ovunque. Se qualcuno ci avesse riferito qualcosa del genere, anche al telefono, ci saremmo comportati di conseguenza. Anche perché tutte le azioni rilevanti penalmente di Caruso sono avvenute fuori dal territorio piacentino».

 

PERCHE’ LUI COME PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE

Foti è scosso. Prova a ricostruire anche l’elezione di Caruso come presidente. Fd’I per una questione di equilibri politici rinunciò al secondo assessorato in Giunta e dirottò sulla presidenza del Consiglio comunale, ovvero colui che dirige i lavori dell’aula. «Volevo guardare a un mix di esperienza e voti: il primo nome era Gian Carlo Migli (oggi è il capogruppo di Fd’I), ma per motivi professionali lui preferì rimanere a fare il semplice consigliere. Se avessimo avuto un assessorato, non avrei proposto Caruso: per alcune deleghe ci vogliono precise competenze. Come presidente del Consiglio ci poteva invece stare, aveva due mandati già alle spalle». «Comunque - riflette - anche da semplice consigliere comunale, il clamore per il suo arresto era uguale, cambia poco».

IL FUTURO

Foti, dopo il lungo sfogo, ha risposto alle domande dei cronisti. «Pensiamo di essere gli ultimi a dover dare suggerimenti a Caruso in questo momento. Riteniamo però che, nell’interesse della tutela della sua persona, dovrebbe dimettersi da presidente del Consiglio comunale e da consigliere». Comunque per lui, alla luce dell’arresto, scatta la sospensione dall’incarico. «Non facciamo il processo “nel processo”, però sul piano politico, per trarne un giudizio, bastano “certi pranzi e certe cene”. Non avrebbe dovuto poi candidarsi e ambire a un ruolo pubblico viste le frequentazioni. Penso, anzi pensiamo che che se siamo scossi noi, peserà tanto anche su di lui questa vicenda». Foti respinge ancora ogni addebito. «Il fatto che tutte le vicende e gli incontri si svolgano fuori dalla nostra provincia qualcosa vorrà dire…».

LA GIUNTA BARBIERI

Ne esce fortemente danneggiata la Giunta Barbieri? «Trovo sbagliato il tentativo di coinvolgere l’Amministrazione in questo discorso. Se avessimo avuto un dubbio di qualche tipo su di lui…saremmo così coglioni da averlo candidato e proposto come presidente? Non accettiamo allusioni su questa vicenda, chi le fa “si farà male”». Filippo Bertolini, consigliere di Fd’I, ha detto che è «un dramma, un lutto. Condanniamo questa cosa con fermezza. Però è ignobile chi specula politicamente e ci coinvolge. Facciamo nostro ciò che diceva Giorgio Almirante: se un ladro è dei nostri, allora la pena dovrebbe avere l'ergastolo». Andrete a trovarlo in carcere? Cosa gli direte? «Ci ha tradito – risponde Foti -, adesso non sono nelle condizioni di andarlo a trovare in carcere. Da deputato posso farlo solo per interessarmi delle condizioni di salute. Prima devo metabolizzare il tutto però». L'ultima parola è ancora per chi in queste ore è all'attacco di Fd'I e dell'intera maggioranza di centrodestra. «Capisco che ci sia il tentativo politico e mediatico di coinvolgere l’Amministrazione Barbieri - conclude Foti -. La vicenda ha lasciato il segno sul piano politico, ma bisogna riscattarsi». Pare di capire che Foti querelerà tutti i piacentini che sui social lo hanno accostato ai capi d’imputazione che riguardano Caruso. «Reagirò, vedremo se le illazioni e affermazioni sono provate o meno». In passato lo stesso Foti era intervenuto in vicende giudiziarie che riguardavano avversari politici, anche con toni duri. «Sì - è il suo parere - ma c’è modo e modo di dire le cose. Attenzione che ci si fa male. So che molti ora godono, ma poi godranno male. Perché su questa vicenda non c’è niente di cui sono responsabile. Se qualcuno pensa di metterci fuori gioco o su un piano inclinato, può risparmiare la fatica».


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