Politica

Bersani: «Noi primi senza vincere. Grillo ci dica cosa vuol fare»

Faccia scura e viso tirato per Pier Luigi Bersani che in conferenza stampa a Roma parla per la prima volta dopo i risultati delle urne: «Serve un Governo da combattimento. M5S? Dicano cosa vogliono fare»

The day after. Pier Luigi Bersani parla in conferenza stampa a Roma, il primo commento dopo i risultati elettorali del 24-25 febbraio: «E' chiaro che chi non riesce a garantire governabilità non può dire di aver vinto. Non abbiamo vinto anche se siamo arrivati primi e questa è la nostra delusione. Questa cosa non avverrebbe in altri Paesi dove un voto del genere avrebbe garantito comunque la governabilità. Per noi non è così e credo che da questo si capirà chi ha voluto impedire la riforma della legge elettorale, non certo noi». Ha il volto tirato il segretario del Pd e tra una domanda e l'altra beve bicchieri d'acqua.

«C'é stato un rifiuto della politica così come si è presentata in questi anni, di istituzioni inefficienti e di una politica apparsa moralmente non credibile. Ammonisco su un punto, il bicchiere va letto dai due lati noi siamo stati un punto di tenuta. Non ci sfuggono i rischi del paese sia chiaro, ma responsabilità è sinonimo di cambiamento. Non siamo qui a gestire per gestire. La nostra aspirazione non è una diplomazia con uno o con l'altro né discorsi a tavolino ma alcuni punti fondamentali di cambiamento, un programma essenziale da presentare al Parlamento per una riforma delle istituzioni, della politica, a partire dai costi e dalla moralità».

«Ho sempre detto che la ruota deve girare nel congresso del 2013, non abbandono la nave, dopodiché io posso starci da capitano o da mozzo». Così risponde ad una sua ipotesi di dimissioni da segretario Pd.

Sul Movimento 5 Stelle: «So che fin qui hanno detto 'tutti a casa', ora ci sono anche loro, o vanno a casa anche loro o dicono che cosa vogliono fare per questo paese loro e dei loro figli». Sul Pdl e Berlusconi: «Ci confronteremo ma non penso che atteggiamenti diplomatici corrispondano al cambiamento che dicevo, dobbiamo ribaltare lo schema, non credo che il paese tolleri balletti di diplomazia. Si riposassero».


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