Politica

Conferenza socio-sanitaria, sfuma l’intesa: rinviata l'elezione del presidente

I sindaci di centrodestra e centrosinistra si spaccano quando sembravano aver raggiunto un accordo per la vicepresidenza e l’ufficio di presidenza. La seduta non inizia, tutto rinviato dopo due ore di confronti e conciliaboli

i sindaci del centrodestra a confronto

Se la fumata bianca per la scelta dell’area del nuovo ospedale si fa attendere, non è da meno l’individuazione del nuovo presidente della Conferenza socio-sanitaria di Piacenza. Questa mattina nella sede della Provincia di Piacenza i sindaci dei 46 comuni dovevano eleggere il successore di Patrizia Calza, sindaco di Gragnano del centrosinistra. Questa volta, sulla carta, stando al pallottoliere, toccava al centrodestra (che guida più comuni e quelli più popolosi) esprimere la guida dell’ente che coordina i rapporti con Regione e Ausl in materia di sanità locale. La scelta sembrava essere ricaduta sul sindaco di Castelsangiovanni Lucia Fontana. Il centrodestra, compatto, puntava sul suo nome. In passato Calza era stata votata anche dagli amministratori del centrodestra. Si pensava che, anche a questo giro, ci fosse condivisione sul nome di Fontana. Tanto che, le segreterie dei partiti, in maniera trasversale, in questi giorni si erano confrontate anche per designare il resto della Conferenza, ovvero la vicepresidenza e i componenti dell’ufficio di presidenza in rappresentanza di tutto il territorio.

Proprio su questi punti, questa mattina, si sarebbe arenata la seduta della Conferenza che, ufficialmente, non è mai iniziata. Dopo lunghi conciliaboli tra centrosinistra e centrodestra in luoghi separati, con emissari e portavoce a cercare di trovare un’intesa, la quadra non si è mai trovata. Il centrosinistra avrebbe chiesto di essere maggiormente rappresentato con la vicepresidenza e tre nomi nel tavolo dell'ufficio di presidenza, a fronte della volontà del centrodestra di proporre ben quattro vicepresidenti (nel precedente mandato furono due, i sindaci di Castello Fontana e di Fiorenzuola Gandolfi), numero giudicato esagerato dagli amministratori più vicini al Pd.

Questa matassa, in due ore di discussione e cicaleccio, non è mai stata sbrogliata. Il centrosinistra ha fatto venire meno i numeri per la convocazione della seduta, uscendo dall’aula. Anche su questa questione le interpretazioni sono differenti. Per eleggere il nuovo presidente servivano i due terzi dei sindaci presenti in aula a votare. Il centrodestra riteneva sufficiente il numero legale per aprire la seduta e votare il nuovo presidente, stando ai voti ponderati degli amministratori presenti. Secondo il centrosinistra non c’era fisicamente una rappresentanza sufficiente di amministratori. Morale: la seduta è saltata completamente intorno alle 11.30, e occorrerà aspettare per conoscere il nome del nuovo presidente e il resto del suo staff.

La presidente “in pectore” Lucia Fontana ha animatamente discusso con i colleghi del centrodestra e gli avversari. Il centrosinistra è uscito dall'aula: così hanno fatto anche due amministratori più vicini al centrodestra, Gandolfi di Fiorenzuola e Bricconi di Cadeo. «Non entro nel merito delle questioni cavillose - ha detto Fontana alla stampa - che i segretari dei partiti avevano stabilito. Però c'era un accordo, e non è stato rispettato. Non vedo perché, visto che il segretario provinciale del Pd Silvio Bisotti ai suoi ha dato indicazioni diverse da quelle poi riportate qua dentro. Abbiamo pure diverse interpretazioni al senso del regolamento per il funzionamento della Conferenza. Ci sono divergenze soprattutto sul termine “componente” e “votante” della Conferenza. Ci chiariremo: il testo del regolamento è della Regione, chiederemo una interpretazione univoca a Bologna e ci ritroveremo per rivotare». Non si sa ancora quando, però. 

 

I SINDACI DEL CENTROSINISTRA: «NO ALLA LOGICA SPARTITORIA DEL CENTRO DESTRA»

«È una vergogna - commentano in coro con una nota a margine della seduta i sindaci del centrosinistra - che il centrodestra piacentino segua solo logiche spartitorie interne su un tema così sensibile come la gestione delle politiche socio-sanitarie: un fatto ancor più grave se si considerano le partite rilevanti in corso a partire dall'ospedale. La loro proposta era di un Ufficio di Presidenza elefantiaco composto da 14 componenti e addirittura 4 vice presidenti, 2 in più di quanto prevede lo statuto della Conferenza già modificato nel 2016. E tutti della loro parte parte politica. Al contrario, in Conferenza Territoriale Socio Sanitaria il Presidente è sempre stato scelto all'unanimità in quanto deve rappresenta l'intero territorio provinciale e l'Ufficio di Presidenza è stato composto non solo in base alle appartenenze politiche, ma mettendo al centro la rappresentanza territoriale di vallata, la priorità di garantire la presenza dei presidi ospedalieri e le necessità del territorio. La situazione che si è verificata oggi ripropone le fratture nel centrodestra che si erano evidenziate già 5 anni fa. Allora era stato proposto al sindaco di Castelsangiovanni di assumere la presidenza della Conferenza, ma viste le criticità che dovevano essere affrontate - a partire dalle decisioni sul futuro dell'ospedale di Castello - l’offerta era stata declinata dichiarando di volersi tenere le mani libere su ogni scelta. Solo la disponibilità ad assumere l'incarico da parte del sindaco di Gragnano Patrizia Calza aveva permesso di risolvere l'impasse: a lei ribadiamo il nostro grazie per il prezioso lavoro svolto in questi anni. Oggi si conferma che quando il centrodestra è chiamato ad assumersi le sue responsabilità, non trova la quadra e pensa solo a una logica spartitoria: è vergognoso che i sindaci siano condizionati da segretari dei partiti che fanno l'interesse delle loro forze politiche e non dei cittadini. Rispettiamo al mittente le accuse della Fontana: la nostra scelta deriva dal confronto diretto di stamattina tra tutti i primi cittadini che non hanno condiviso la logica spartitoria del centro destra».

IL CENTRODESTRA: «VOGLIONO PIU’ RAPPRESENTANTI ADESSO DI QUANDO AMMINISTRAVANO PIACENZA E FIORENZUOLA»

«Non è accettabile – rispondono a distanza le segreterie provinciali dei partiti di centrodestra, Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia -  che la rappresentanza istituzionale sia valida solo se la signora Calza fa la vice presidente della Conferenza Socio Sanitaria, mentre se quest’ultima non viene eletta la rappresentanza si trasforma in lottizzazione». Con queste parole il centrodestra rimanda al mittente le accuse dei sindaci del centro sinistra dopo la mancata elezione del Presidente della Conferenza Socio Sanitaria. «Il concetto molto lineare – aggiungono -  è che la sinistra, dopo aver perso i comuni di Fiorenzuola e Piacenza, non può pretendere di avere più rappresentanti di quando li amministrava. Allo stesso modo, se il centrodestra ha i tre rappresentanti di distretto è perché ha vinto le elezioni sia a Fiorenzuola sia a Piacenza sia a Castelsangiovanni, mentre la sinistra le ha perse. Di fronte a questo quadro che capiamo molto crudo per la sinistra, ma che fotografa la realtà dei fatti, contare quattro rappresentanti per il centrosinistra e sei per il centrodestra sarebbe risultato un punto di equilibrio solo per i primi. Se poi uno vale uno come dicono i sinistri, copiando i grillini di una volta allora siamo certi che ai 2/3 ci arriveranno di sicuro, ma nel prossimo secolo». «Ciò detto – concludono i rappresentanti del centrodestra – se la sinistra pensa, per accondiscendere la sua fame di posti e la sua proverbiale arroganza, e senza alcun appiglio normativo, di poter impedire alla Conferenza di funzionare con una tattica ostruzionistica da parte di quei sindaci che oggi, per mero tatticismo di basso lignaggio, pretendevano un voto segreto che mai fino a d’ora si è tenuto, si accomodi pure.  A far giustizia nei loro confronti e nei confronti di una Regione che si prestasse a interpretazioni di comodo, ci penseranno prima i giudici amministrativi e poi gli elettori: basta attendere in ogni caso al massimo pochi mesi».


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