Politica

Luigi Cavanna assessore alla Sanità in caso di vittoria, Barbieri cala l'asso

Il professore Luigi Cavanna, anche creatore delle Usca in piena pandemia, ha accettato con entusiasmo la proposta: «Le priorità? Coordinamento e portare fondi a Piacenza». Barbieri: «Con lui merito e competenza. La nostra città non potrà che guadagnarci»

Patrizia Barbieri e Luigi Cavanna

A due settimane dalle elezioni, il sindaco Patrizia Barbieri cala un asso: la persona che ricoprirà la carica di assessore alla Sanità sarà il professore Luigi Cavanna che ha accettato con entusiasmo la proposta. «Le priorità  - ha detto al point di via Cavour - sono coordinare le varie forze che ci sono e portare fondi a Piacenza. Dire fondi vuol dire risorse umane, tecnologia, fare un passo in avanti. Lavorare di più insieme, cercare di interfacciarsi con le istituzioni regionali e nazionali. Piacenza deve essere considerata di più».

«Mi sento responsabilizzato da questa proposta perché Piacenza ha grandi potenzialità in ambito sanitario. Tutti i coloro che lavorano nella sanità hanno fatto tanto in questi anni ma serve fare un passo avanti. Perché Parma, Reggio Emilia, Modena hanno qualcosa più di noi? Due hanno aziende ospedaliere universitarie, l’altra ha un istituto di ricovero e cura di carattere scientifico che riceve molti fondi. Piacenza invece no. Per fare un esempio, qui non è possibile fare la Pet, un esame che si fa sempre più spesso, e i nostri malati devono andare altrove».

«Credo di essermi sempre impegnato per la mia città perché qui ci vivo, ho ricevuto e dato tutto quello che potevo in ambito lavorativo, ora è una nuova sfida. Ci aspettano anni molto intensi e pieni di incognite. Una guerra vicina e una pandemia ancora non finita che ha lasciato dietro di sé morti, disagio, disoccupazione, povertà e non sappiamo quello che ci aspetta in autunno. Se non si guardano i problemi che ci sono poi si rischia di sbagliare amaramente e chi paga il prezzo sono sempre i più deboli. E io mi sono sempre battuto per tutelare i deboli, mi viene istintivo. Da un lato i malati, dall’altro l’assessorato alla Sanità deve un ruolo di coordinamento tra università di Parma, Regione, professionisti, volontariato, istituzioni locali».

«Io, – dice - se Barbieri vincerà ce la metterò tutta come ho fatto nel mio lavoro». E ancora: «Certamente vogliamo una Piacenza più verde, più bella, che vola ma attenzione che si ci ammaliamo ci cade il mondo addosso. Dico questo perché ho visto tanta gente a marzo 2020 gente giovane che stava bene entrare in ospedale e non tornare più a casa, puntare sulla salute oggi vuol dire puntare sulla produzione, cultura, economia. Quando ero studente e si curavano le persone malate di leucemia, i miei professori mi dicevano è importante che questo ragazzo qui torni nel mondo del lavoro e produttivo, quando sei malato invece nei sei fuori. Ecco perché la sanità è a 360 gradi e si irradia a tutti gli ambiti della società civile».

«Per questo assessorato ho subito pensato a Luigi Cavanna. Ci vuole un assessorato che non vada in conflitto né con la conferenza socio sanitaria territoriale, né con la Regione ma che sappia interloquire con entrambi. Piacenza – spiega il sindaco e candidato sindaco del centrodestra - ha tante cose da sviluppare e non sono solo il nuovo ospedale o il corso di Medicina in inglese, ha la necessità di guardare le nuove fragilità, la riorganizzazione, la medicina territoriale, i problemi che affliggono la nostra sanità, e soprattutto le prospettive future, la ricerca e le innovazioni. Insomma, una sanità che ha bisogno di merito e competenze. Nel caso di vittoria Piacenza con Cavanna non potrà che guadagnarci».

Il professore Luigi Cavanna è direttore del dipartimento di Oncoematologia dell’ospedale di Piacenza nonché cavaliere dell'ordine al merito della Repubblica Italiana è uno stimato professionista conosciuto in ambito internazionale. E proprio durante il periodo più duro della pandemia la stampa estera trattò con estremo interesse della sua intuizione: la creazione di task force che casa per casa visitavano le persone positive al Covid allentando così la pressione sulle terapie intensive. Un modo di lavorare chiamato “modello Piacenza” che prevedeva visite accurate da parte di sanitari dotati di dispositivi di protezione con ecografi portatili.


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