Politica

Mazzoli: «Il centrosinistra a Piacenza non esiste più»

L'appello dell'ex candidato alle Primarie del 2012 Marco Mazzoli: «Le forze a sinistra che non si riconoscono in questo Pd devono unirsi in una lista comune»

Marco Mazzoli

«Dalle primarie di centrosinistra che, nel 2012, precedettero le elezioni comunali di Piacenza sembra passata un’eternità – esprime in un intervento Marco Mazzoli, professore piacentino di Politica Economica all’Università di Genova - anche se 4 anni e mezzo non sono poi così tanto tempo… Avevo partecipato come candidato indipendente, sostenuto da alcune forze di sinistra: una parte, molto minoritaria, del PD, SEL e il Partito Socialista. Dopo quella esperienza non ho più fatto (e non faccio più da molto tempo) politica attiva, anche se mi ero schierato per il NO al referendum sulla riforma costituzionale (rigorosamente nel merito della riforma, indipendentemente dalle opinioni sul Governo) né mi candiderò in nessuna elezione né competizione politica per i prossimi sessant’anni… Non sono Renzi e, nel fare questo genere di affermazioni, sono coerente e agisco di conseguenza. Alle primarie ebbi poco seguito, ma partecipai ugualmente, come persona non proveniente dal mondo della politica né dall’apparato dei partiti (di lavoro facevo e faccio tuttora il professore universitario di economia) per cercare di dare un contributo non burocratico, di idee e per vedere se il centrosinistra, che ha sempre parlato di partecipazione e l’inclusione, era aperto alla partecipazione e all’inclusione di persone che non provenivano dai corridoi di partito…Ebbi poco seguito e notai una certa ostilità da parte degli apparati di partito, ma fu anche una bella esperienza, in cui ebbi il privilegio di conoscere, nel comitato elettorale spontaneo che si era creato attorno alla mia candidatura, tante belle persone, fortemente animate da ideali e principi etici…Se ne incontrano poche di persone così negli apparati di partito.

Oggi il centrosinistra (inteso come schieramento) non esiste più e, meno che mai, esiste a Piacenza. Non intendo, in questa sede, fare noiose digressioni politiche, ma è sotto gli occhi di tutti che il neocentrismo populista di Renzi ha poco o nulla a che fare con le posizioni di una sinistra seria, coerente e non demagogica su temi importanti come i voucher, la precarizzazione del lavoro, la difesa della Costituzione (siamo appena usciti da un referendum in proposito) le proposte per la scuola, la presenza (o meglio assenza) di politiche economiche redistributive e a sostegno delle fasce più deboli... Sostegno vero, non la demagogia populista degli 80 euro in busta paga, un contributo che non arriva ai disoccupati ed è finanziato con tagli ai comuni e alle regioni. Lo stesso sindaco uscente Dosi ha lamentato i tagli di milioni di euro che l’amministrazione comunale piacentina ha subito dal Governo Renzi. Che dire poi populismo demagogico di un Governo che stanzia 500 euro per la cultura a tutti i diciottenni, anche quelli ricchi, spendibili anche il cinema… Una sinistra deve forse pagare il cinema ai diciottenni ricchi? E’ sotto gli occhi di tutti che, negli USA con la Clinton, come in Francia con Hollande, in Spagna con il PSOE, in Grecia con il PASOK, i partiti “se dicenti” di centrosinistra che assumono comportamenti trasformistici e contenuti di centrodestra, finiscono, prima o poi, per perdere il sostegno del loro popolo e per essere puniti dai loro elettori.

La città di Piacenza dice di puntare molto sulla logistica, ma ben poca attenzione è stata riservata alla condizione dei lavoratori nel settore della logistica, dove, come è noto, sono diffuse forme di lavoro nero e di illegalità, che hanno l’attenzione dei media e degli amministratori locali solo quando si verificano fatti tragici, come la morte del lavoratore immigrato, travolto da un camion, qualche mese fa, in occasione di uno sciopero.

Esiste un solco profondo, che vede, da un lato, i cittadini, con i loro drammatici problemi quotidiani e lavorativi così distanti da una burocrazia politica ciecamente allineata agli slogan propagandistici del “capo”, dall’altro le persone (sempre le stesse da 15 anni, all’insenga del “rottamatore”) che passano da D’Alema a Bersani al populismo neocentrista di Renzi, con la disinvoltura con cui si scende da un autobus e se ne prende un altro...Che dire poi della totale assenza dall’agenda politica del PD piacentino di temi come la qualità dell’aria, il consumo del suolo, la tutela dell’ambiente, la creazione di aree verdi e il loro uso comunitario?       

Permettetemi allora, come ex candidato sindaco, ritiratosi dalla politica attiva e che, dunque, non è più parte in causa, di rivolgere un appello all’unità di tutte le forze progressiste civiche, ambientaliste o di sinistra che non si riconoscono nel PD di Renzi e nelle sue politiche. Si mettano da parte le divisioni, i veti incrociati, i particolarismi delle mille liste di partitini che, invariabilmente, ottengono risultati elettorali molto modesti… La città ha molti problemi, si trovi dunque immediatamente un terreno comune. I partiti progressisti e di sinistra che non si riconoscono nel renzismo diano una grande prova di maturità, magari facendo, con umiltà, un passo indietro e aprendo a quei cittadini che da sempre si impegnano in battaglie nella nostra comunità e dando finalmente applicazione ai principi di inclusione e partecipazione che li dovrebbero caratterizzare. Si crei un cartello comune e una lista comune, senza veti e senza preclusioni per nessuno, con la partecipazione non solo di tutte le forze che avevano già partecipato alle primarie di centrosinistra, ma anche e soprattutto delle forze civiche e ambientaliste».


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