Politica

«Non ripetiamo gli errori e fallimenti del passato: la logistica non ha portato alcun beneficio alla città»

Il comitato “Basta Logistica – Piacenza vuole Respirare” replica a distanza agli interventi dei vertici di Confindustria Piacenza: «Occorre uscire da una visione di sviluppo antiquata e antistorica»

L’intervista ai vertici di Confindustria – una conversazione con il presidente Alberto Rota, il direttore Cesare Betti e il vicedirettore Attilia Jesini – ha provocato qualche reazione. In particolare ha scelto di prendere posizione e intervenire nel dibattito il comitato “Basta Logistica – Piacenza vuole Respirare”. In diversi passaggi dell’intervista si è discusso di logistica, cemento e anche della frazione di Roncaglia. Il comitato intende rispondere a distanza ad alcune considerazioni. «Ancora una volta siamo costretti a ribadire – spiega il comitato in una nota - a vantaggio anche dei distratti vertici di Confindustria, che il nostro “no” all'espansione del polo logistico è ben supportato da argomentazioni valide ed inconfutabili e non certo sindrome di nimby. In primo luogo, l'aspetto relativo alla salute di tutti i piacentini e delle generazioni future. Bisogna chiarire che l’incremento delle fonti di inquinamento dell'aria non riguarderebbe solo Roncaglia (fulcro della questione), ma anche tutta la citta di Piacenza; l'incremento del traffico pesante di migliaia di camion alla settimana, avverrebbe infatti anche sull'autostrada che passa a poche decine di metri dal nostro centro storico. Un nuovo polo logistico porterebbe solo quindi un ulteriore peggioramento della qualità dell'aria, in una situazione di acclarato allarme ambientale e sanitario, o si preferisce ancora una volta negare e rimuovere questo aspetto?».

«In secondo luogo Rota tesse le lodi della nostra provincia come una di quelle con il maggior tasso di occupazione a livello nazionale, forse dimenticando che negli ultimi mesi del 2018 hanno fatto notizia le tristi vicende riguardanti più realtà piacentine come Drillmec, Tectubi e Selta. Sostituire il vuoto lasciato da queste aziende produttive con stabilimenti logistici, dove nulla viene prodotto e che servono solo da magazzino di merci in eterno transito, ci sembra fuori luogo oltre che un pessimo compromesso. Anche perché la maggior parte delle aziende che usufruisce degli stabilimenti logistici non solo non è piacentina, ma è addirittura straniera e così anche le aziende di autotrasporto».

«La "visione miope", che attribuiscono a chi non la pensa come loro, non appartiene certo a questo comitato, bensì alla stessa Confindustria che potrebbe, se davvero volesse contribuire al rilancio dell'economia locale, puntare sul settore manifatturiero, sull’innovazione tecnologica e perché no, intavolare trattative con il governo per incentivare, ad esempio, la graduale sostituzione dell’attuale datato parco mezzi a servizio della logistica con mezzi pesanti a metano che, fortunata coincidenza, sono uno dei punti di forza dell'italianissima Iveco, che proprio a Piacenza ha una importante sede produttiva. Questo sarebbe un modo di creare lavoro, tanto e qualificato».

 

«Incredibile poi affermare che, siccome Piacenza ha scelto la logistica 20 anni fa, o meglio come da loro vantato "la Logistica ha scelto Piacenza", non si possa oggi, a vent’anni di distanza, decidere per un diverso futuro della città e si debba per forza morire di logistica. Se in passato si è scelta questa direzione inconsapevoli del risultato, adesso abbiamo l’opportunità di non ripetere gli stessi errori. Un settore quello logistico che, almeno a Piacenza, ha dimostrato di non portare alcun beneficio alla città, bensì problemi e criticità: lavoro dequalificato e mal gestito, problemi sociali e diritti negati, un impatto ambientale e sanitario pesantissimo e mai compensato con le necessarie iniziative di riequilibrio ambientale. L’esperienza insegna che è opportuno e necessario evitare che, come al solito, per il guadagno di pochi ci rimetta tutta la popolazione di Piacenza. Ciliegina sulla torta la richiesta di costruite il nuovo ospedale sull’area della Pertite: la ricetta di Confindustria, per curare meglio i Piacentini è quella di cementificare un’area destinata ad essere il polmone di ossigeno dell’intera città». 

«Riguardo poi all’esortazione agli abitanti di Roncaglia, frazione poco felice a sentire loro, di vedere le opportunità da cogliere dalla costruzione di un nuovo polo logistico, facciamo fatica a farla nostra. Trasformare una piccola frazione di campagna in un centro abitato chiuso tra capannoni e traffico pesante sarebbe il raggiungimento della felicità secondo Rota? Il traffico pesante è una piaga fin già troppo presente e triplicarlo porterebbe alla morte completa della frazione, con buona pace di chi lì si è costruito una vita ed ha comprato casa. Senza contare che la cementificazione delle zone in cui si è verificata l'alluvione del 2015, toglierebbe spazio allo sfogo delle acque nel caso, non troppo remoto, si verificasse di nuovo una tale calamità. Vogliamo aumentare il rischio idrogeologico per Piacenza? Vorremmo inoltre capire in che modo, l'espansione dell'area dedicata alla logistica, porterebbe all'aumento del turismo, auspicato dai vertici di Confindustria».

«Distruggere la nostra bella campagna con una distesa di capannoni, come biglietto da visita all’ingresso della città e  continuare a soffocare le bellezze del nostro centro storico e delle nostre vallate con nuove emissioni inquinanti, non crediamo possa attirare turisti, bensì aumentare, questo sì, l’esposizione della popolazione a futuri problemi cardiovascolari e respiratori, alla faccia della valorizzazione del territorio e dei nostri prodotti DOP che forse è bene ribadirlo sono prodotti strettamente legati al passato agricolo di questa città».

«Quindi cari signori – conclude il comitato “Basta Logistica-Piacenza vuole Respirare” - questa volta siamo noi a esortarvi. Cercate di uscire da una visione di sviluppo oggi antiquata e antistorica smettendola, per il bene del territorio e dei suoi cittadini, di rimanere legati alle ricette del passato. Ricette del passato che hanno dimostrato il loro fallimento. Ci vuole coraggio! Un coraggio che la nostra imprenditoria locale, artigianale, manifatturiera, agricola, tecnologica ha sempre dimostrato di avere e che chi li dovrebbe rappresentare invece pare da tempo aver smarrito, preferendogli la grande distribuzione e le multinazionali della logistica».


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