Politica

«Prostituzione lontano dalle zone sensibili», passa la proposta leghista

Una mozione di Cappucciati (Lega) fa discutere il Consiglio ma incassa l’ok della maggioranza: per contrastare il degrado prostitute allontanate dalle vicinanze di chiese, scuole, centri anziani e ospedali. Critiche dall’opposizione: «Solo demagogia e bigottismo»

Prostituzione: la maggioranza prova a contrastarla con una mozione che ha l’obiettivo di tamponare il fenomeno in città, molto spesso vicino a luoghi sensibili e all’interno di zone non periferiche. La mozione è stata depositata un anno fa, ma è approdata ed è stata approvata soltanto nella seduta di Consiglio comunale del 10 giugno. Prima firmataria la leghista Lorella Cappucciati, appoggiata da diversi colleghi di partito e di Fratelli d’Italia.

Nel testo – approvato con i voti di tutta la maggioranza, contrari il Pd, Piacenza in Comune, Dagnino (M5s), astenuto Pugni (M5s) e non partecipanti Liberi - si chiedono «controlli serrati, con cadenza mensile, all’interno dei centri massaggi cinesi», «l’allontanamento immediato per tutte le prostitute che vengono trovate a praticare la prostituzione in strada entro 500 metri dai luoghi sensibili (scuole, luoghi di culto, impianti sportivi, strutture sanitarie, luoghi di aggregazione giovanile, centri anziani)». Poi, ancora, «una multa per le prostitute colte nuovamente nell’esercizio entro i 500 metri» e «l’istituzione di una linea telefonica per segnalare le cosiddette “case per appuntamenti” a luci rosse, che sia d’aiuto anche per le donne vittime di sfruttamento». Meglio trasferire il fenomeno – si legge - «in luoghi leciti», perché in strada «crea degrado». Tutto questo, è l’auspicio di Cappucciati, che si vada incontro a livello nazionale alla riapertura delle case chiuse.

«Possiamo aumentare i controlli – ha dato il suo parere favorevole l’assessore alla sicurezza Luca Zandonella - nei centri massaggi come stiamo già facendo contro la prostituzione in strada. Giusto individuare zone sensibili della città come già avviene per le slot machines e il gioco d’azzardo: potremmo sfruttare anche la stessa planimetria. E giusto non sanzionare inizialmente le prostitute, che devono essere coinvolte e aiutate. Quando c’è la sanzione queste donne hanno paura a farsi coinvolgere per il timore di dover pagare la multa. Per quanto riguarda la linea telefonica potremo fare un numero direttamente nostro o potenziare quello del Telefono Rosa».

Ovviamente la proposta del centrodestra ha scatenato un lungo dibattito. Per la maggioranza è necessario fare qualcosa per evitare il dilagare del fenomeno anche in luoghi come chiese, scuole e luoghi di aggregazione giovanile. «Oggi parlare di prostituzione non è più un tabù – ha esordito il leghista Nelio Pavesi - in passato era un argomento scabroso, soprattutto fino alla legge Merlin. La prostituzione rimase legale, però abolì le case chiuse, 560 postriboli su tutto il territorio nazionale. Così il fenomeno si è tutto spostato sulle strade, con gravi conseguenze». «Aumentare i controlli aiuta sicuramente – ha aggiunto Gloria Zanardi (Fratelli d’Italia) - per combattere il fenomeno. Ho sempre detto che è meglio avere a Piacenza un quartiere a luci rosse piuttosto che la situazione attuale». «Qui nessuno del centrodestra – è il parere del capogruppo di Fd’I Giancarlo Migli - ha la presunzione di risolvere il fenomeno della prostituzione a Piacenza, né vogliamo nascondere la polvere sul tappeto. Ma è possibile che a Le Mose ci siano le prostitute sul sagrato della chiesa? Per questo abbiamo proposto questa mozione, una questione di igiene, decoro e sicurezza. Legittime le nostre richieste, non è demagogia e propaganda». «L’unico strumento per togliere dalla strada il fenomeno – è intervenuto Davide Garilli (Lega) - è riaprire le case chiuse: luoghi controllati e protetti per svolgere questa mansione».

 

L’OPPOSIZIONE: «PROVVEDIMENTO BIGOTTO E DEMAGOGICO»

La mozione non ha raccolto molto consenso nelle forze d’opposizione, ritenuta soltanto un modo per spostare più in là il problema. «La prostituzione è un fenomeno che a Piacenza – ha rilevato Luigi Rabuffi (Piacenza in Comune) - non riscontra i miglioramenti citati nelle premesse della mozione. Ci sono tanti clienti, non migliora la situazione al contrario di quelle che viene detto nella premessa da Cappucciati. L’unità di strada ci ha detto che 200 ragazze sono sulle strade piacentine tutte le sere. “Fermiamo la domanda” è l’unico slogan da seguire. Contrastare la prostituzione significa andare a prendere chi alimenta questo business e far pagare i clienti, mica mettendo nelle case chiuse il fenomeno. Le 39 multe in un anno sono molto poche. La maggioranza inoltre rappresenta il classico bigottismo di questa città, che vuole solo allontanare il problema ma non risolverlo, non volete aiutare, ma solo cacciare via quella gente per non vederla».

«Si sta facendo propaganda sul tema – ha aggiunto Sergio Dagnino (Movimento 5 Stelle) - e non si punta alla risoluzione effettiva. Con 300 multe invece che 39 forse lo combattevamo con più efficacia. E la linea telefonica c’è già per aiutare queste donne: è il Telefono Rosa». Molto duro il collega grillino Andrea Pugni. «Ben 2,5 milioni di italiani frequentano le prostitute, significa che qua dentro siamo trenta consiglieri, qualcuno di noi per forza di cose sarà andato a puttane…Ci stiamo raccontando delle bugie, è un po’ ipocrita questo testo. Aumentiamo pure le multe ai clienti, il resto non aiuta molto». «È demagogia – è il parere di Giorgia Buscarini (Pd) -. Non si risolve il problema del degrado in questo modo: ci spiegate i luoghi in cui si può e quelli in cui è vietato? Chi è l’agente della polizia locale che fa spostare qualche metro più in là chi esercita?».

Critico anche Gianluca Bariola (Piacenza del futuro). «Mi stupisce che questa mozione sia firmata anche da alcune consigliere donne. C’è un limite tra la libertà sessuale e lo sfruttamento delle persone. Non si può legalizzare questo lavoro con un provvedimento del genere, chiedendo di spostarsi più in là». «Altre città ci dimostrano che questo fenomeno è stato affrontato – ha preso la parola anche Massimo Trespidi (Liberi) - combattuto e risolto. Non ci dobbiamo dividere su un argomento del genere che possiamo condividere tutti». «È bigottismo – ha osservato Mauro Monti (Liberi) - proporre di spostare il fenomeno lontano dalle chiese». «Da quelle chiese – è la polemica di Stefano Cugini (Pd) - alla domenica escono anche molti clienti…».


Si parla di