Strada Caorsana, il Comune chiude un contenzioso ma la minoranza vuole vederci chiaro
L’Amministrazione esulta per "aver risparmiato" 175mila euro di indennizzi per un esproprio. L'area tornerà privata. Il centrodestra: «Operazione conveniente». I dubbi delle opposizioni sull'accordo. Ma il sindaco stoppa i sospetti: «No retro-pensieri, non siamo la Giunta del cemento»
Due fratelli, proprietari di un’area, e un contenzioso che dura da quasi 15 anni. Si sta arrivando a un accordo definitivo tra il Comune di Piacenza e la famiglia composta da Alfredo e Gina Casella, che potrebbero tornare proprietari di un’area da 25mila metri quadrati tra strada Caorsana e via dell’Artigianato, vicina a un’altra area che già ospita una stazione di carburanti (di loro proprietà anche questa). L’area era stata espropriata in passato dal Comune – ai tempi della Giunta Reggi -, perché ritenuta di «pubblica utilità». Qua, infatti, sono stati piantumati alberi, cespugli, fiori per abbellire una delle zone industriali più trafficate della città. L’esproprio dell’area non è stato indolore. La famiglia Casella si è sempre rifiutata di lasciare al Comune lo spazio. Inizialmente l’area è stata valutata 135mila euro. Un’altra perizia del Ctu aveva poi stabilito un esborso da oltre 300mila euro. Ma i privati sono sempre opposti, pretendendo dal Comune due milioni di euro. L’ultima perizia ha definito in 175mila il valore dell’esproprio comunale, cifra ancora una volta rifiutata, insieme alla volontà dell’ente di restituire una parte, vicina al distributore di benzina, per consentire un suo allargamento. Il contenzioso è andato avanti a lungo – impegnando notevolmente l’ufficio legale del Comune (le spese sono salite a 27mila euro solo per questa vicenda processuale) - e solo adesso si è arrivati a un accordo, prima di andare a sentenza. Il Comune rinuncia alla proprietà dell’area, che tornerebbe ai Casella. Questi, tornati proprietari, garantiscono di non toccare l’area e di mantenerla a verde. I privati rinunciano così all’indennizzo da 175mila euro (l’ultima perizia) per l’esproprio e si accollano anche 5mila euro (delle 27mila) di spese legali del Comune.
La maggioranza esulta per aver portato a casa questo risultato, importante per le casse comunali (già alle prese con altri “sanguinosi” risarcimenti).
«Questo contenzioso dura da 15 anni – ha detto Sergio Pecorara (capogruppo Forza Italia) -, ovvero tre mandati d’Amministrazione. Oggi i privati rinunciano a 175mila euro di indennizzo. Chiudiamo definitivamente questa telenovela». Il primo cittadino rifiuta qualsiasi contestazione. «Dopo tanti anni i privati – ha sottolineato il sindaco Patrizia Barbieri - hanno capito che è ora di desistere, i
«Bisogna esplicitare – è il parere di Massimo Trespidi (Liberi) - che quest’area rimane verde e che nessuno ci può fare sopra alcunché. Lo si dica con chiarezza, perché veniamo da un andamento tribolato delle trattative con i due fratelli». Lo stesso Trespidi con Roberto Colla (Piacenza Oltre) ha chiesto di precisare che nell’operazione e nel Pug l’area rimanga a verde per i prossimi dieci anni: il loro emendamento è stato però respinto dall'aula. L’assessore all’urbanistica Erika Opizzi ha ricordato più volte che la «garanzia che rimanga a verde è scritta ovunque, in ogni documento». «Il problema – ha incalzato ancora Trespidi - è che non sappiamo cosa ci sia scritto nel prossimo Prg». «Non c’è rischio – ha provato a rassicurare il sindaco Barbieri -, il vincolo c’è e nel caso in questo Consiglio comunale si deve tornare per parlarne. E noi saremo qui». «Se c’è scritto nell’atto – ha preso le difese del sindaco e dell’assessore anche Gianpaolo Ultori (Liberali Piacentini) - che la destinazione è verde…mi sembra che qualcuno voglia destare dei sospetti. L’occasione di arrivare al termine della vicenda non si può perdere». Anche il resto del centrodestra non ci sta a sentirsi puntare il dito sulla questione. Però la proposta – che è ugualmente passata in aula - ha ottenuto soltanto 17 voti. Nel centrodestra in diversi hanno fatto mancare il proprio appoggio, come i consiglieri Nelio Pavesi e Pietro Pisani (Lega), Antonio Levoni (Liberali) o Michele Giardino e Mauro Saccardi del Gruppo Misto.