Segnalazioni

«Condanniamo le scritte, ma le colline sono di tutti: anche degli enduristi»

Nei giorni scorsi abbiamo raccolto lo sfogo del custode del santuario di Santa Maria del Monte a Tassara di Nibbiano: la cartellonistica nei pressi del santuario è stata presa di mira da alcuni atti vandalici. Il custode ritiene che sia una vendetta: negli ultimi tempi ha avuto diversi confronti con alcuni motociclisti che frequentano la zona. Al riguardo riceviamo e pubblichiamo l'intervento di un nostro lettore.

«Ho letto l’articolo pubblicato sul sito de Il Piacenza il 31 Agosto 2017 (a firma della redazione), riguardo lo scempio della cartellonistica per il Santuario di Santa Maria Del Monte. Mi chiamo Alessandro Digaetano, sono un fotogiornalista (iscritto all’albo dei giornalisti) ed ho la fortuna di risiedere a Tassara, località dove si trova il santuario. Sono anche un amante del fuoristrada e conosco tanti appassionati della zona che praticano questo sport ingiustamente coinvolto in questo caso. Sono rimasto colpito dagli atti di vandalismo rivolti alle indicazioni verso il santuario. La mia cultura, il mio lavoro in luoghi remoti e pericolosi della terra, la mia età (ho oltre 50 anni) mi fa esclamare con orrore davanti a quelle scritte. Come gli altri appassionati della zona e da persone responsabili, noi tutti ripudiamo forma e contenuto del gesto: non ci appartengono per cultura e non sono espressioni di professionisti e lavoratori quali siamo, le ripudiamo fermamente. Tra noi appassionati c’è anche un tre volte campione di Italia di enduro che insegna ai più piccini i segreti di questo sport e li educa al rispetto del nostro territorio. Non siamo certo i teppisti che l'articolo cerca di farci sembrare. La strada, una volta completamente sterrata, è ora in parte cementificata per dar agio, giustamente, alle vetture dei visitatori e pellegrini che vogliono far visita al santuario. Io stesso spesso vado con i miei figli per lo splendido panorama che si contempla e sono ben contento che il custode sia lì a tener lontano ladri che già hanno razziato il santuario in passato. Magari un po’ meno dei suoi cani un po’ aggressivi che più volte hanno ringhiato a me come ai miei figli. Ma siamo in campagna, ci può stare. La strada, dicevo, è aperta a tutti i mezzi motorizzati, (quindi anche alle moto) e noi tutti avevamo notato quel cartello abusivo cui non abbiamo dato nessuna importanza benché sia, ripeto, un abuso affisso senza nessuna autorizzazione. Infatti, la legge vigente (D.L. 285/92) nell’art. 2.1 definisce la “strada” come “area ad uso pubblico destinata alla circolazione dei pedoni, dei veicoli e degli animali” e con l’Art. 3 offre poi la seguente definizione: “sentiero (o mulattiera o tratturo): strada a fondo naturale formatasi per effetto del passaggio di pedoni o di animali.” A fini della legge statale (che in materia prevale sulla legislazione regionale) i sentieri e le mulattiere sono perciò indiscutibilmente delle strade, sia pure a fondo naturale. A maggior ragione questa strada cementificata per agevolare il raggiungimento del santuario a tutti (custode compreso), non può essere vietata a questo o a quel mezzo. Chiunque abbia aggiunto quel cartello di latta forse non lo sapeva. Detto questo, a nome degli enduristi locali ribadisco la assoluta estraneità a questo infantile atto vandalico. Lo affermiamo con forza, anche per evitare future e ingiuste strumentalizzazioni. Noi della zona siamo quelli che, nelle nostre gite domenicali, se incontrano cavalli e cavalieri ci fermiamo e spegniamo le moto per farli passare. Siamo quelli che se c’è chi gira in mountain bike (molti di noi vanno anche in MTB!) su una collina, vanno da un'altra parte. Siamo quelli che vanno sulle colline più impervie per non disturbare chi passa a piedi più a valle. Siamo quelli che se c’è una partita di caccia, girano la moto e vanno (di nuovo) da un'altra parte. Siamo quelli con la busta per raccogliere le bottiglie di plastica e buste di sali minerali che troviamo in mulattiera. Siamo quelli che in inverno e primavera viaggiamo con i seghetti, non per far danni, ma per pulire le mulattiere dagli alberi caduti e le puliamo dai rovi. Le stesse mulattiere che poi gli escursionisti di città vengono a godersi la domenica, magari parlando male di noi. Non siamo tutti sporchi e cattivi, nelle zone terremotate del centro Italia enduristi come noi hanno aiutato i medici a raggiungere zone impervie, per chi non lo sapesse. Non mi reputo un incivile nè un teppista da film anni 60, quelle scritte offendono anche me, come persona innanzitutto, e come motociclista in secondo luogo. Chiunque sia stato, un provocatore fuori dai gangheri o un ragazzino incosciente per un cartello abusivo su una strada pubblica, ha usato parole antiquate ("Raus?" Roba da anni '70!) che rovinano la collegialità della vita in collina. Cosa a cui noi tutti teniamo. Le colline sono di tutti, possiamo condividerle e goderne nel rispetto di tutti. Di tutti, anche dei motociclisti».

Alessandro Digaetano e Gli Enduristi del M.P.M (gruppo Enduristi della Val Tidone)

Giovanni Roscio Presidente motoclub Val Tidone

Barbara Bergonzi Coordinatrice CER Piacenza Rappresentante FMI (Federazione Motociclistica) PC


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