Furti, riciclaggio e minacce al sindaco, il pm: «Comportamenti tipici della criminalità organizzata»
Sgominata una pericolosa banda di malviventi sinti che negli anni ha messo a segno centinaia di colpi, rubato e ricettato tonnellate di materiale ferroso, utilizzando metodologie tipiche della criminalità organizzata arrivando a minacciare anche un sindaco
«Il controllo del territorio operato da questo gruppo di malviventi è tipico di certe metodologie che si rifanno alla criminalità organizzata, tanto da arrivare a minacciare un sindaco». Non usa mezzi termini il sostituto procutore Matteo Centini che ha guidato le complesse indagini che hanno portato all'emissione di 34 ordinanze di misura cautelare nei confronti di altrettante persone accusate a vario titolo di furto aggravato, furto in abitazione, estorsione, truffa, ricettazione, riciclaggio, associazione per delinquere (25 persone), e in un caso minaccia aggravata a pubblico ufficiale (ai danni di un sindaco e di un addetto alla sicurezza di un'area ecologica). Si tratta di un gruppo di sinti (imparentati tra loro) ma anche non di etnia nomade, sia maschi sia femmine dai 25 e 49 anni, tutti con un preciso ruolo e con specifiche competenze. Un sodalizio criminale con a capo una figura carismatica, il 52enne Rocco Bramante, che aveva a disposizione una squadra ben rodata e altrettanti canali di ricettatori che per anni si sono arricchiti alle spalle di decine e decine di cittadini.
L'operazione "Tower" è scattata all'alba del 15 marzo e ha visto impiegati centinaia di carabinieri, unità cinofile e il Nucleo Elicotteri di Forlì. I militari hanno dato esecuzione contemporaneamente nei campi nomadi di Torre della Razza in città, Caorso e alcune abitazioni private a Monticelli alle ordinanze del gip Stefania Di Rienzo. Le indagini complesse hanno alzato il velo su centinaia di episodi delinquenziali che vanno dal furto, alla truffa, alla rapina, ricettazione, smaltimento illecito di materiale ferroso che ha fruttato al gruppo centinaia di migliaia di euro nel corso di anni. Le indagini sono iniziate nel febbraio del 2017 e sono terminare nell'aprile 2018 grazie alle «preziose segnalazioni dei cittadini ai carabinieri che per settimane hanno indicato una vettura che si aggirava quotidianamente nei paesi e nelle campagne della Bassa», ha detto Centini che ha continuato: «Non smetterò mai di ringraziare i residenti per il prezioso aiuto e per la fattiva collaborazione con i carabinieri del paese che vivendo sul territorio hanno il polso di quanto accade quotidianamente».
A decapitare la potente e pericolosa organizzazione criminale che da anni depredava e saccheggiava non solo la Bassa ma anche Piacenza, Carpaneto, San Giorgio, Calendasco, Pontenure, Podenzano e Cremona, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Piacenza, coordinati dal luogotenente Camillo Calì, e i militari delle varie stazioni dei paesi presi di mira dal gruppo. Indagati anche i vertici di due aziende piacentine, con sede a Calendasco e Piacenza, che ricettavano materiale ferroso che i sinti procuravano loro. L'attività ha dimostrat