Fiorenzuola Today

Kyenge a Fiorenzuola il 14 gennaio: «La crisi di valori e le bufale sul web sono la causa del razzismo»

L'europarlamentare Pd verrà a Fiorenzuola per presentare il volume "Dal libro dell'esodo". Con lei abbiamo discusso di accoglienza dei profughi: «I sindaci scaricano il lavoro sulle Prefetture. È una questione di equa responsabilità e solidarietà»

Immagine di repertorio

Uomini, donne e bambini. Persone di diverse età attraversano il confine greco-macedone per scappare dalla guerra. Il fotografo Luigi Ottani e l’autrice Roberta Biagiarelli (anche attrice teatrale e documentarista nda) hanno raccolto le loro testimonianze nell’estate del 2015, per poi concentrarle in un volume che verrà presentato sabato 14 gennaio alle ore 21, all’Ex Macello di Fiorenzuola. “Dal libro dell’esodo”, questo il titolo della pubblicazione edita da Piemme Edizioni, contiene anche numerosi testi di altri uomini e donne di confine come Cécile Kyenge, Paolo Rumiz, Michele Nardelli, Carlo Saletti e Ismail Fayad, che Ottani e Biagiarelli hanno voluto coinvolgere nel progetto editoriale. In attesa della serata di sabato, organizzata dall’associazione Fiorenzuola Oltre i Confini, abbiamo intervistato l’europarlamentare Cécile Kyenge, già ministro all’Integrazione nel Governo Letta. Nel corso della chiacchierata ha fornito a ilPiacenza la sua visione su un tema sempre caldo nel dibattito nazionale: l’accoglienza dei profughi.

Cécile Kyenge, partiamo innanzitutto dal libro nel quale si parla di migranti che cercano di raggiungere l'Europa, forzando il cordone di sicurezza attraverso il posto di frontiera macedone. La polizia usa bastoni, raddoppia il filo spinato. Questo secondo lei è sinonimo di insicurezza da parte dei paesi Europei o anche di razzismo?

«Innanzitutto c’è una mancanza di solidarietà tra i diversi Stati membri dell’Unione Europea che porta alla xenofobia e alla paura che si tramutano in razzismo e discriminazione. Gli Stati iniziano a costruire muri invece che ponti che servirebbero ad aiutare gli altri Paesi. Ne è un esempio l’Est Europa: prima questi Governi hanno ricevuto molta solidarietà e oggi ne dimostrano meno nei confronti di quelli che hanno bisogno. C’è una crisi di solidarietà e di valori. È questa la conseguenza dell’aumento dell’egoismo in Europa, che porta anche al di fuori del nostro continente il ritorno dei nazionalismi».

Sulle recensioni del libro si legge che lei insieme ad altre “donne e uomini di confine” con le vostre esperienze arricchite “il progetto editoriale restituendogli una prospettiva più ampia”. In che modo?

«Con il libro cerchiamo di far capire perché questi uomini, donne e bambini che sono in cerca della salvezza si muovono.  Andiamo alla radice del problema, facciamo emergere l’umanità di queste persone, le facciamo parlare. Vogliamo fare in modo che il lettore entri sempre di più nella verità, la verità delle storie umane delle persone che fuggono dalla Siria, un paese in guerra, e non solo. Attenzione però a portare avanti la generalizzazione di questo fenomeno: purtroppo fa pensare allo spostamento per terrorismo e che queste persone siano dei criminali. Bisogna capire il perché dello spostamento dando loro la dignità umana attraverso i racconti e le sofferenze di una storia che si ripete, perché il popolo europeo ha conosciuto momenti di difficoltà e di spostamento che lo ha hanno portato ad essere più forte ed essere quello che è ora, cioè la consapevolezza che insieme ce la si può fare e quindi l’applicazione della solidarietà. Un libro che parla senza colore politico e che arriva in tutte le case arricchito da fotografie di Luigi Ottani (verranno messe in mostra sabato sera nda) che riescono a colpire profondamente l’animo del lettore, portandolo a viaggiare nei luoghi raccontati».

Accoglienza dei profughi, un tema sempre più d'attualità: clicca su "Continua" per leggere il resto dell'intervista

Il tema dell'accoglienza ai profughi è sempre d'attualità. Secondo lei c'è una buona parte di italiani che sono razzisti?

«L’Italia è un paese di grandissima apertura, che purtroppo non viene recepita ed applicata da buone leggi, il che non fa onore all’Italia. Sì, ci sono problematiche sui territori in tema di accoglienza ma il razzismo e la discriminazione sono fattori che non stanno in cima a questi problemi. Bisogna vedere la causa che porta al razzismo, molte volte ci si arriva per ignoranza perché non si conosce chi arriva sul territorio. Altre volte ci si arriva per esasperazione perché le persone non ricevono risposte sulla crisi economica, sulla disoccupazione giovanile. Si sbaglia il bersaglio e si va a colpire quello più debole, considerando il nuovo arrivato il capro espiatorio delle problematiche interne del Paese. Mancano risposte dai Governi e dall’Europa. I razzisti esistono anche al di la del tema dell’immigrazione. Attorno al tema bisogna vedere il ruolo dell’istigazione all’odio online: l’Italia sta andando fortemente in senso negativo con il tema delle bufale e dell’incitamento all’odio con notizie false nei confronti di persone deboli. Questo fenomeno che si ingigantisce fa sembrare il nostro stato come se fosse razzista anche se in fondo è una minoranza che utilizza strumenti come il web per sembrare più grande e farsi notare, aimè con un impatto culturale negativo sulla popolazione».

Il ministro Minniti sta portando il Governo verso ipotesi e soluzioni sul tema dei migranti più vicine al centrodestra e in particolare alla Lega. È così? Cosa ne pensa?

«Ciò che bisogna fare oggi è la prevenzione dei conflitti guardando al domani, gestendo l’immigrazione e l’asilo politico in modo responsabile. Le soluzioni giuste non sono l’uso della parola “sicurezza” a fini elettorali, la detenzione, messa come strumento principale, ma l’accoglienza diffusa. Il Governo precedente era già sulla buona strada in questo senso, approvando un accordo sul quale questo Governo dovrebbe lavorare per applicarlo sul territorio. Inoltre si dovrebbe mettere in contatto maggior governance e relazione tra nazione e territorio, aiutando i sindaci a gestire meglio le situazioni, non tanto a livello di sicurezza, ma di accoglienza. Dico no al rispedire indietro le persone».

Il caso di Gragnano, clicca su "Continua" per proseguire

Nella nostra provincia, a Piacenza, i sindaci sono spesso in conflitto con la Prefettura perché si rifiutano di accogliere profughi. Ad avvalorare la loro presa di posizione il comportamento non sempre corretto dei migranti (ne è un esempio: l’accoltellamento tra due richiedenti asilo avvenuto nei giorni scorsi a Gragnano nda). Cosa ne pensa?

«Molte volte l’atteggiamento negativo di una persona non può rappresentare il comportamento di un gruppo. In tutti i paesi ci sono persone buone e persone cattive. L’obiettivo è quello di lavorare sulla componente positiva per aumentare la consapevolezza di cosa significa l’interazione e l’integrazione sul territorio, ma bisogna anche sfatare la paura tra la popolazione. Se noi lavoriamo sulle parti negative è chiaro che i lavoro diventa complicato. Gli atteggiamenti negativi devono passare davanti alla legge in quanto è uguale per tutti. C’è la paura dei sindaci di essere lasciati soli: molte volte non hanno voluto accogliere scaricando tutto il lavoro sulle Prefetture e pochissimi territori. È una questione di equa responsabilità e solidarietà»

Un altro grave fatto è quello dei giorni scorsi a Cona in Veneto, l’Italia si sente lasciata sola. L’Europa come pensa di risolvere la questione nel Mediterraneo?

«Nel mese di aprile 2016 è stata approvata una strategia forte. Io sono stata la relatrice del rapporto per una nuova politica dell’immigrazione Europea e della questione dell’asilo, tracciando i punti sui quali stiamo lavorando con la Commissione: lavorare attorno al principio solidarietà ed equa ripartizione delle responsabilità per riprendere il tema del salvataggio di vite umane, quindi un mare nostrum. Inoltre vogliamo superare il regolamento di Dublino, proponendo un sistema centralizzato: le persone che arrivano in un territorio non sono a carico solamente di quello Stato ma devono essere gestiti a livello comunitario dagli Stati membri. La difficoltà è far rispettare gli accordi di ricollocazione che gli altri Stati europei non hanno rispettato. L’Italia ha 180mila persone accolte che dovevano essere ricollocate. Siamo nella seconda fase di questo percorso: non abbiamo la bacchetta magica per risolvere i problemi ma aiutiamo i Paesi a superare le instabilità a partire dallo sviluppo del territorio».


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