Fiorenzuola Today

«Restituiamo a Rossana la dignità che qualcuno le ha tolto»

L'Amministrazione comunale di Alseno ha ricordato Rossana Jane Wade (uccisa dal fidanzato nel 1991) con l'intitolazione di un'area verde. C'erano famigliari, amici, persone che l'hanno conosciuta e che le hanno voluto bene

Il sindaco Zucchi e i fratelli di Rossana Wade scoprono la targa

«Aveva scoperto qualcosa che lui voleva che non si sapesse. Lei che volve fare la poliziotta, lui che era entrato in un brutto giro di droga a Milano. E’ per questo che mia figlia venne uccisa quel 2 marzo del 1991». Così Letizia Marcantonio ricorda la figlia Rossana Jane Wade – assassinata e gettata in un casello ferroviario abbandonato nella zona di Fiorenzuola dal fidanzato Alex Maggiolini – nel giorno in cui l’Amministrazione comunale di Alseno ha voluto dedicarle l’area verde di via Dante Alighieri, vicino alle scuole medie, nel corso di una cerimonia che si è svolta nella giornata contro la violenza sulle donne. Così come non è stata una decisione casuale l’area da dedicare a Rossana Wade: «Abbiamo pensato ai giardini posti di fianco alle scuole medie perché il messaggio di non violenza deve essere trasmesso di giorno in giorno alle nuove generazioni». Del brutale assassinio di Rossana Jane Wade ne ha scritto anche il giornalista Ermanno Mariani, nel libro "Oscuri delitti" (Filios Editore). Mariani, che all'epoca si occupava già di cronaca nera per il quotidiano locale, segui la vicenda giorno per giorno e le dedicò il capitolo "Il numero del diavolo", all'interno del suo libro.

«Non restituiremo Rossana alla famiglia, quella di oggi non è una festa: vogliamo restituire a Rossana una dignità che qualcuno le ha tolto» - ha detto il sindaco di Alseno Davide Zucchi, di fronte agli amici e ai parenti di Rossana. C’erano la mamma Letizia e i fratelli Adriano e Sonia, i sindaci di Fiorenzuola e Castellarquato, i consiglieri regionali Matteo Rancan e Tommaso Foti con il segretario provinciale della Lega Nord Pietro Pisani, i parroci di Alseno e Baselica Duce don Mimmo Pascariello e don Giovanni Capra.

«Occorre sollecitare la politica – ha proseguito Zucchi - affinché intervenga sempre con più risorse da destinare alla magistratura il che si tradurrebbe in più persone in ausilio alle donne che chiedono aiuto. Quello del 1991 fu un efferato omicidio che ha segnato per sempre la famiglia e la comunità. Io ero un ragazzo di 14 anni e la vicenda veniva trattata dai telegiornali nazionali. Non ero riuscito a trovare una spiegazione a questo assassinio e ancora oggi non si può spiegare un omicidio o una violenza di questo tipo».

Poi le parole di Sonia, sorella di Rossana Wade, interrotta più volte dagli applausi e dalla commozione che inevitabilmente non è riuscita a trattenere: «Ventisei anni sono passati da quel giorno e si apre un po’ il ricordo di allora. Siamo contenti che Rossana verrà ricordata per sempre dalle persone che le hanno voluto bene. Spero che questo non si limiti ad essere un ricordo ma qualcosa di più ampio. Spero che le donne che vivono violenze riescano a trovare un modo per uscirne fuori. Non è facile ma neanche tanto difficile. Ci sono donne che sono morte, altre che ce l’hanno fatta perché non hanno mai tollerato uno schiaffo e hanno avuto il coraggio di parlare. Sono donne da prendere d’esempio. Non dovete credere a chi vi regala un mazzo di fiori o un anello dopo una lite o per scusarsi dei propri errori: sono trappole e non dovete cascarci. Credo di aver trasmesso alle mie figlie – ha concluso – il significato di amor proprio: vuol dire imparare ad amare se stessi per mettersi al riparo da situazioni di questo genere». Sostenuta dal figlio Adriano, la madre di Rossana, Letizia ha aggiunto: «Amore non è mettere le mani addosso, amore con la “a” maiuscola significa rispetto perché chi ti ama non ti picchia».

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Il ricordo dell’Amministrazione comunale

«Rossana era un fiore, un fiore nel pieno della sua bellezza e giovinezza, un fiore, però, strappato troppo presto. Rossana era una ragazza solare, premurosa, piena di sogni da realizzare, tra cui quello di diventare poliziotta. Quel sogno, però, si è interrotto il 2 marzo del 1991 quando il suo fidanzato, la persona che diceva di amarla, le ha tolto la vita strangolandola brutalmente e abbondando il suo corpo in un casello ferroviario ormai in disuso. Chi conosceva Rossana ricorda della sua semplicità, di quanto amasse la vita come tutte le ragazze di vent’anni che vivono pienamente ogni momento, di quanto le piacesse viaggiare, divertirsi e stare in mezzo alla gente. Tutti si ricordano dei suoi modi gentili ed educati. Si faceva voler bene Rossana, e aveva una gran fiducia negli altri. Quella fiducia che l’ha spinta a fidarsi di chi ha deciso, una sera di 26 anni fa, di strapparla alla sua famiglia, ai suoi amici e a tutte quelle persone che le volevano bene. Da quel giorno e ancora oggi, la famiglia di Rossana si batte per far conoscere questa storia mettendo in guardia tutte le donne per evitare che episodi come questo possano ripetersi perché quel vuoto che ha lasciato la perdita di Rossana non potrà mai essere colmato».

La lettera che l’Associazione Vittime di Violenza "IO NO” ha inviato alla madre di Rossana – CLICCA SU CONTINUA

La lettera che l’Associazione Vittime di Violenza "IO NO” ha inviato alla madre di Rossana

«Cara Letizia oggi avremmo voluto essere al tuo fianco, ma come sai la violenza non conosce pace e giornate speciali. Sono anni che aspetti questo momento, sono anni che lotti affinché nessuno dimentichi la tua adorata figlia Rossana. Quante lotte abbiamo fatto insieme in questi 17 anni che ci siamo incontrate, abbiamo gridato la rabbia di mamme che non hanno mai avuto la giustizia vera, ma in fondo vi è poi una vera condanna che possa soddisfare le famiglie vittime di questi omicidi? Noi non crediamo che esista, nulla ti può ridare un figlio ucciso, nessun prezzo e nessuna condanna. Ci siamo chiesti più volte perché voi, tu e la tua famiglia dobbiate vivere così questo inferno a vita. E lui è libero. Ma nessuno ci darà' mai questa risposta. Cara Letizia amica cara, vorrei abbracciarti forte, è una vittoria di cui tu ti sei fatta leone come mai, ma vorremmo nel nostro piccolo ringraziare il sindaco di Alseno, al quale va tutta la nostra stima, di te di voi si erano un po' dimenticati tutti. A lui, davvero, a tutti coloro che oggi sono qui il nostro grazie di cuore per tutto. A te amica nostra che dire, ogni tua lacrima versata è stata quella di tutti, siamo in fondo una grande famiglia e se uno soffre tutti soffrono, abbiamo pensato a valanghe di parole, ma il cuore ci dice, che non servono, che tu sai cosa ci unisce una tenera e vera amicizia, una lotta a finché finisca questa mattanza, mamme che dobbiamo ancora supportare e consolare, noi nel nostro piccolo, non abbiamo mai lasciato che uccidessero donne. La sola cosa che ci resta da dire amica cara, che ti vogliamo bene un bene infinito, oggi lì ci siamo anche noi nel tuo cuore come questi lunghi anni, tu sei la presidente Onoraria della nostra associazione, ma soprattutto sei la nostra cara Letizia, la nostra voglia di lottare contro tutti e tutto perché nessuna mamme debba mai più vedere la propria figlia uccisa. Anche se oggi finalmente quel giardino darà fiori meravigliosi, nasceranno rose speciali: perché quel giardino porterà il nome di una grande stella, Rossana Wade». (Marina Brasiello Presidente Associazione e tutti i componenti Associazione)


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